Studenti: "Con questa riforma a scuola non si torna"

di Sara Scheggia

E il corteo dei "bravi ragazzi" si ferma al rosso dei semafori. Cinquanta le scuole elementari coinvolte nella protesta. La protesta anti-Gelmini conquista il centro: cortei spontanei e assemblee

La città in mano agli studenti, per una giornata. Una giornata lunghissima, fatta di cortei improvvisati, di ragazzi rimasti senza voce a forza di lanciar cori, di un entusiasmo contagioso che si rafforzava ogni qual volta ci si avvicinava a punti simbolici del centro cittadino. Un serpentone composto da tutte le scuole superiori bolognesi, che fin dal mattino ha invaso le strade con striscioni colorati, megafoni e fischietti. Per raggiungere l´exploit alle 15, quando i liceali si sono ritrovati tutti sotto al Nettuno e lì, a gridare «restiamo uniti a manifestare», erano quasi un migliaio.

I primi a muoversi ieri sono stati gli istituti di Casalecchio di Reno, il Salvemini e lo Scappi, che hanno incrociato sulla loro strada il Pacinotti e il Belluzzi per proseguire insieme, fino a piazza Maggiore. Lì hanno trovato i colleghi del Minghetti, intenti a seguire le loro «lezioni in piazza», ieri dedicate alle lettere classiche e che anche stamattina proseguono con laboratori di improvvisazione teatrale. Alle 13 si sono spostati tutti alle scuole Laura Bassi, occupate da mercoledì, per un´assemblea collettiva che ha richiamato almeno 200 studenti: lì i rappresentanti di tutti gli istituti hanno aggiornato i compagni sulle rispettive situazioni, in attesa del grande sit-in in piazza.

«Dobbiamo creare disagio per far capire che noi siamo a disagio» gridavano rubandosi il microfono, e proprio da via Sant´Isaia gli studenti hanno dato vita ad un corteo assolutamente spontaneo, non autorizzato e di cui nessuno era stato avvisato, questura e digos in primis. Facilitati dallo sciopero dei mezzi Atc, hanno invaso piazza Malpighi e hanno proseguito per via Marconi, fermandosi ai rossi di tutti i semafori. Un blocco unico in movimento, festoso ma determinato negli slogan che lanciava, e che riceveva i saluti dei clacson di molti automobilisti. Intorno, tanti motorini di coetanei, che ritmavano anche con gli acceleratori i cori intonati dai ragazzi, sempre più forti e rumorosi. Sono sbucati infine in via Indipendenza, cantando «Con questa riforma, a scuola non si torna»: le commesse dei negozi spiavano il corteo tra un manichino e l´altro e le signore a spasso sorridevano. Poi, l´ingresso trionfale sul crescentone, dove ad attenderli c´erano tutti gli altri licei, stavolta muniti di amplificatori, megafoni e microfoni potenti.

Potenti, perché controllare mille persone non era certo uno scherzo. Ma si sono seduti quasi tutti, hanno sistemato a terra gli striscioni, e hanno ascoltato e applaudito i compagni che salivano vicino al Nettuno e parlavano ciascuno della propria scuola. Aldini Valeriani, in autogestione con più di duemila studenti partecipanti. Il Sabin, che ha raccolto 1500 firme di petizione contro la Gelmini. Il Belluzzi, che come il Salvemini mercoledì ha rinunciato ad occupare, ma che si rifarà da martedì prossimo, una volta che gli esami di stato dei periti industriali saranno terminati. Il Mattei, che ha rivelato che a dormire a scuola con loro sono rimasti anche dei professori e il vice preside. Il Fermi, disoccupato da giovedì sera ma che ha coinvolto i sacchi a pelo di almeno 200 ragazzi durante la notte bianca. Il Minghetti, capofila delle iniziative più curiose e ancora in occupazione. Il Galvani, occupato e con una partecipazione che, anche se non altissima, ha sorpreso gli stessi studenti. Il Polo Artistico, ancora occupato. Il Copernico, arrivato con un corteo di circa 700 studenti. Il Pacinotti e il Righi, che hanno terminato l´occupazione giovedì sera ma che hanno partecipato numerosi. Il Serpieri, a cui non è stato consentito occupare, e che si è dichiarato in autogestione come faranno all´alberghiero Scappi di Castel San Pietro da oggi. Qualcuno giura di aver visto dei rappresentanti delle Rubbiani, e anche ragazzi da qualche scuola di Budrio. C´erano tutti, insomma. Dopo gli aggiornamenti di alcuni universitari sulla situazione a Lettere, a Scienze Politiche e a Scienze, e dopo gli applausi ad una mamma delle Longhena che ha letto i punti principali del documento redatto durante la notte bianca, si sono mossi, di nuovo. Direzione: l´ufficio scolastico provinciale di via Castagnoli. Lì davanti hanno continuato a gridare i loro slogan, per poi farsi convincere dai ragazzi dei collettivi di Lettere. Li hanno seguiti al numero 38 di via Zamboni, per un´assemblea plenaria mirata a coordinarsi e rafforzarsi. Oggi qualcuno tornerà in classe, altri continueranno a manifestare, probabilmente con un´altra assemblea generale. Ma sono i primi a dirselo da soli: «Da anni non ci vedevamo così uniti».