Franco Tomasi
Appunti su John Zorn


Sotto il segno di Proteo sembrano porsi gli itinerari musicali di John Zorn. Grazie alla sua capacità di attraversare - sempre con una forma mentis jazz - i più diversi materiali della tradizione, il musicista newyorchese ha dato vita ad un progetto metalinguistico radicato spesso in una dimensione parodica (nel senso genettiano del termine, cioè una partecipazione in equilibrio fra rovesciamento e risemantizzazione) nel quale viene continuamente mutato non solo il registro stilistico ma anche il punto d'orizzonte metalinguistico. È in un continuo gioco di riflessi fra il progetto e l'esecuzione - che nella sua attuazione modifica, in un dialogo continuo, il progetto stesso - che prende corpo una imprevedibile metamorfosi fra langue e parole (vanificandone i confini), rispondendo in questo modo ad una esigenza di radicale sconfinamento dei generi, non solo musicali. Nella vertiginosa velocità che caratterizza il montaggio si trova forse il denominatore comune delle esperienze musicali zorniane, fra loro molto diverse; un centro della regia che regola un centrifugo gioco di citazioni e rimandi, e proprio osservando gli stacchi, le suture fra le parti, si comprende come su di esse il musicista costruisca gli assi portanti del suo comporre.

Ben consapevole che nell'orizzonte dell'immaginario contemporaneo vi sia un livellamento delle gerarchie stilistiche accompagnato dall'accumulo delle interferenze dei diversi linguaggi, Zorn - ascoltatore onnivoro - ha quindi liberamente attinto dalle aree espressive più eterogenee, innervando però i diversi episodi discografici di una intrinseca narratività. Si tratta di una narratività ottenuta proprio da un montaggio che provoca degli incontri abrasivi delle più disparate suggestioni: entrano nel gioco allora il cinema di Godard con il ritmo incalzante della musica dei cartoni animati (in particolare Carl Stalling), la velocità punk con l'iconoclastia del free jazz. Assai ben esemplificativi di questa propensione alla narratività costruita per riverberi sinestetici sono il "romanzo-musicale" Spillane, una detective story costruita con un commistione di recitato, rumori di scena e brevi episodi musicali, ma anche l'intera produzione del gruppo Naked City che nelle diverse (forse troppe) incisioni ha attraversato le più disparate esperienze stilistiche. Se non è facile ridurre il mondo musicale di John Zorn, assai attivo anche nella veste di produttore, è forse possibile coglierne una costante proprio nella propensione alla affabulazione musicale ottenuta grazie alla commistione di generi e stili.

 

  • Discografia completa: <http://www.nwu.edu/jazz/artists/zorn.john/>

     


    [versione cartacea: n. quattro-cinque, maggio 1996, pp. 27-28 - versione web: 1996, n. 2, II semestre]

     


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