Resoconti di Convegni, 1995-1996

 


Teoria e storia comparata della letteratura

La giovane "Associazione per gli studi di teoria e storia comparata della letteratura", presieduta da Remo Ceserani, ha tenuto un convegno di studi sul tema I metodi del confronto: riscrittura delle discipline. Il convegno, organizzato dall'Istituto "A. Banfi" di Reggio Emilia in collaborazione con l'Associazione, si è svolto in Reggio E. nei giorni 18-20 maggio 1995. Vivacissima la partecipazione ai lavori, ben stimolata dalle relazioni: in apertura Remo Ceserani con un Elogio dell'eclettismo che ha posto lucidamente al centro dell'attenzione un ampio spettro di questioni metodologiche. Poi, i densi contributi su specifiche situazioni di Douwe Fokkema, Strategies and Devices of Postmodernism: pragmatic Constructions and textual Analysis, e di Mario Domenichelli, Neostoricismo e negazione della storia. Ragioni del comparare e modelli di critica affrontati dalle relazioni di Michael Jakob, La logica del comparare e la comparatistica, e di Massimo Fusillo, Ripensando la critica tematica: l'identità sdoppiata. Pacatamente e sapientemente erudita la messa a punto di Giorgio Cusatelli, Sogni del neoclassicismo e neoclassicismo di sogno, e in chiusura la relazione, ricca di suggestioni, di Gert Mattenklott, Europe in the Century of Migrations. In Favour of a literary Anthropology.
A presiedere i lavori, per coordinare un dibattito che ha ben mostrato la vitalità culturale dell'Associazione, si succedevano Mario Lavagetto, Vita Fortunati, Emilio Mattioli, Paolo Bagni, Giorgio Cusatelli. Nei temi affrontati nel convegno si è avvertita costantemente una volontà di interrogare la crisi di metodo degli studi letterari, l'esigenza di articolare la differenza e le relazioni tra metodiche di analisi e metodologia come auto-riflessività della comprensione; è con forza emersa una "istanza di teoria" come dubbio metodologico verso procedure sistematicamente onnicomprensive, a favore della pluralità e flessibilità dei metodi. Il bisogno di teoria ha portato perciò a sottolineare un'idea di comparare come dialogo e avventura del confronto, del contatto con l'altro; così che, alludendo a nuove coordinate storico-antropologiche, acquista diversa urgenza il problema della descrizione, e della densità operativa di nozioni (quali opera, testualità, tema, etc.) costitutive dello spazio, effettuale e simbolico, della tradizione come sapere testuale.

Paolo Bagni


L'Europa e l'esotico

Con il titolo di «L'Europa e l'esotico», il XXIII Convegno interuniversitario di Bressanone (organizzato dal Circolo Filologico Linguistico Padovano) ha cercato di tracciare, nell'arco di una trentina di relazioni, la storia e una possibile morfologia dell'esotismo. Categoria culturale multiforme e dai contorni spesso incerti, il gusto per l'esotico ha segnato numerosi momenti della storia e della mentalità europea, costituendo un punto di passaggio ineludibile dei diversi tentativi dell'Europa di confrontarsi con ciò che le era, o le appariva, estraneo. I limiti cronologici molto vasti, dal primo intervento di Carlo Carena sui Santi Padri e i barbari a quello conclusivo di Jane Everson sul Brasile del Pendolo di Foucault, hanno permesso alla discussione di spaziare dalla preistoria dell'esotico, ancora dominata dalla figura classica del barbaro, fino alla sua dissoluzione nel vero e proprio controesotismo del relativismo culturale. Ad una visione retrospettiva di una così ampia diacronia sono emerse poi alcune tendenze e linee di sviluppo ben individuate, confortate anche da corrispondenze puntuali.
In tal senso, lo sguardo etnografico del Milione di Marco Polo, di cui hanno parlato Lorenzo Renzi e Alvaro Barbieri, proponendo nel contempo una interessante tipologia del meraviglioso esotico, può essere utilmente confrontato con l'«etnografia» radicale di Michel Leiris, autentica messa in discussione degli schemi d'approccio tradizionali alle culture extra-europee. L'esperienza di Leiris a contatto con la civiltà antillese, descritta da Manuela Hager, risulta però solo il punto d'arrivo di un complesso processo di metamorfosi dell'esotico, avviatosi con la scoperta dell'America. Delle differenze fra esotico asiatico ed esotico americano e delle diverse riscritture dell'America operate nelle prime relazioni di viaggio hanno trattato, appunto, due densi interventi di Valeria Bertolucci e Luciano Formisano.
La linea di un approccio fortemente ideologico ed utopico all'esotico, ben rappresentata nel Novecento da Malraux (sul quale verteva la relazione di Sandra Teroni), trova i suoi prodromi invece in esperienze come quella di Diderot e delle sue Lettres persanes, oggetto del fine intervento di Renè Demoris. Sulla stessa linea si collocano anche i «felici tropici» di Ronsard e del suo popolo Amerique o il viaggio nell'esotico immaginario del Candide di Voltaire, raccontati rispettivamente da Patrizio Tucci e Dante Della Terza (e spiace che sia mancato, in questo contesto, un intervento sull'esotismo perverso e filosofico di Sade).
Un altro percorso può essere infatti individuato all'interno dell'esotismo europeo, quello che più decisamente si inserisce nell'ambito della letteratura e dell'immaginario. Come hanno indicato Marinella Pregliasco e Marcello Ciccuto, parlando rispettivamente del deserto nei testi di viaggio d'oltremare e della cartografia medievale, è ancora una volta nel Medioevo che va ritrovato il momento in cui il silenzio dell'esotico ha cominciato a lasciar spazio ad una sua costruzione fantastica. Seguendo questo percorso si può giungere, per esempio, all'esperienza poetica di uno dei maggiori frequentatori novecenteschi dell'«ailleurs», l'Henri Michaux ricordato dalla relazione di Branka Novakovic, oppure a operazioni letterarie come la Carmen di Merimée o la New Greece in China di Ezra Pound (presentate rispettivamente da Ulrich Molk e da Patrizia Musca).
Ritessendo le fila dell'esotismo europeo, ci si trova quindi di fronte ad un'Europa - letterata o colonialista - continuamente sbilanciata verso l'Altrove, e forse accanto al fondamentale Japonismus in der Westlichen Welt di Klaus Berger, nominato da Pier Vincenzo Mengaldo in apertura di convegno, andava citato anche l'altrettanto fondamentale Medioevo fantastico di Baltrusaitis, il primo ad aver dato un contenuto positivo allo sbilanciamento verso l'esotico dell'Europa.

Dan Octavian Cepraga


Gli studi di letteratura italiana moderna e contemporanea oggi

La cerimonia di premiazione del Premio biennale «Marino Moretti», svoltasi sabato 28 ottobre 1995 presso il Teatro Comunale di Cesenatico, è stata l'occasione di un dibattito (animato dai membri della giuria, composta da Gian Luigi Beccaria, Alfredo Giuliani, Dante Isella, Geno Pampaloni, Ezio Raimondi, dai tre studiosi premiati, Ferruccio Cecco, Corrado Bologna e Paolo Giovannetti, e presieduto da Fausto Curi, del comitato scientifico di Casa Moretti), che ha avuto per oggetto l'attuale stato della letteratura italiana, tema quanto mai attuale in un momento in cui le «notizie dalla crisi», reale o presunta, dell'italianistica affollano riviste e pubblicazioni. La discussione ha messo in evidenza un comune giudizio negativo sul ruolo svolto dai mezzi di comunicazione, come agenti di una progressiva omologazione delle scelte culturali e degli strumenti di valutazione. Non meno grave è parsa del resto la mancanza di una critica militante, da intendere, senza gli ideologismi che hanno connotato il termine negli anni Sessanta e Settanta, come una critica libera di scegliere l'oggetto su cui esercitarsi, svincolata dagli opportunismi accademici, quanto dalle leggi del mercato librario.
Al di là dei condizionamenti pragmatici, si è comunque constatata l'urgenza di una nuova riflessione metodologica, a partire, ad esempio, dalla ridiscussione del rapporto tra strutturalismo e storicismo. La critica letteraria va ricondotta alla ricerca della letterarietà, riaffermando come suo compito specifico un rigoroso esercizio di lettura ed un responsabile lavoro sulle parole, che necessita di strumenti tuttora vitali, quali la filologia, la metrica e la storia letteraria; allo studio «monologico» dei testi, che rischia di trasformarsi nel culto sacrale di un solo libro, va opposta l'ermeneutica imperfetta del dialogo aperto tra gli autori, le loro opere, i loro contesti.

Eleonora Conti, Anna Frabetti


Gli incontri del "Séminaire Poésie" di Bologna

Si è tenuto il 27 novembre presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne dell'Università di Bologna l'incontro con Jean Burgos, il quale ha parlato di «Poésie et imaginaire». Alla seduta, aperta da Vita Fortunati, partecipavano Gianfranco Rubino, Jean D'Yvoire e Marie-Louise Lentengre. L'incontro inaugura quest'anno il ciclo del "Séminaire Poésie", costituito nel 1992 come gruppo di ricerca sulla poesia contemporanea sotto la direzione della Lentengre, la quale coordina inoltre all'interno del seminario un gruppo di lavoro permanente che cura la pubblicazione periodica di «Ibis», i quaderni relativi agli incontri, che comprendono anche un Hommage à Jean Tardieu.
Il 18 dicembre il Seminario ospiterà Marie-Claire Bancquart e si prevede un incontro in marzo con Claude Debon.

Daniela Baroncini


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