Cristina Cano
Musica, affetti vitali e testo poetico


Se esistono delle analogie tra linguaggio verbale e musicale, esistono anche delle differenze sostanziali che ne rendono proficuo il rapporto reciproco nel lied, nella canzone e in ogni forma di poesia per musica.
Prima fra queste differenze è quella relativa alla impossibilità di trovare l'equivalente in musica del rapporto denotativo e convenzionale che nel linguaggio verbale sussiste tra le parole e le cose che esse designano. Il linguaggio musicale, del tutto privo di una semantica prescritta, non è provvisto di un corredo d'elementi delimitabili, tali che per ciascuna unità inventariata si possa reperire un significante e un significato: sembra dunque appartenere a quel tipo di sistema in grado di veicolare senso, non scomponibile in unità segniche ma che presenta delle proprietà sistematiche e processuali, contestualmente cangianti e come tali non inventariabili in un vocabolario .
Il significato musicale, se vi sia, appare pertanto definito da due caratteri specificanti : esso appare discontinuo, in quanto si evidenzia a tratti e non è possibile assegnare un significato a ciascun tratto della sequenza. E' inoltre areale in quanto investe in modo cumulativo blocchi più o meno ampi del discorso ed è molto difficile se non impossibile, segmentare i costituenti minimi e discreti .
In ragione di queste caratteristiche strutturali ed espressive che le sono proprie, la musica possiede una indubitabile efficacia trasformazionale nei confronti del testo poetico?verbale . La musica sovradetermina le parole e intacca il testo poetico?verbale soprattutto in base a due caratteristiche : sia perchè ha natura temporale e il suo ritmo/velocità intacca il ritmo poetico, sia perchè possiede una valenza passionale e induce così delle valorizzazioni diverse .
Per comprendere pienamente come la musica possa essere un dispositivo emozionale di patemizzazione, è però necessario pensare all'esperienza affettiva non soltanto con riferimento alle emozioni dette primarie o fondamentali, cioè quelle la cui espressione è universale, spontanea e di conseguenza innata, come felicità, tristezza, paura, rabbia, disgusto. Esiste infatti un universo affettivo sperimentato dal bambino non ancora strutturato in emozioni distinte. Stern afferma di dover coniare un termine nuovo ? affetti vitali ? per definire queste importanti esperienze che non trovano espressione nel lessico e nei concetti delle teorie degli affetti esistenti.
Gli affetti vitali possono presentarsi o meno assieme ad un segnale affettivo tradizionale e corrispondono a cambiamenti transitori delle sensazioni impliciti nei processi organici della vita e indotti da modificazioni degli stati motivazionali, da appetiti e tensioni. Sono le qualità dinamiche, cinetiche della sensazione, le varie forme del sentire inestricabilmente legate a tutti i processi fondamentali della vita come respirare, aver fame, evacuare, addormentarsi ed emergere dal sonno. Pertanto rivestono grande importanza ogni giorno e addirittura in ogni momento della vita dei bambini.
I tratti soggiacenti agli affetti vitali sono i profili di attivazione, che possono essere descritti con riferimento all'intensità della sensazione come funzione del tempo: sperimentiamo infatti gli affetti vitali sotto forma di modificazioni dinamiche o schemi di cambiamento dentro di noi o negli altri. Infatti, queste qualità sfuggenti si esprimono meglio in termini dinamici, cinetici come fluttuare, svanire, trascorrere, crescendo, decrescendo, gonfio, esaurito, accesso, esplosione, ondata, dissolvenza, soluzione. Gli affetti vitali comprendono le qualità amodali di intensità e tempo, e sono insiti praticamente in ogni comportamento possibile, dal momento che un profilo di attivazione può essere astratto da un tipo di comportamento e può esistere in forma amodale, così da potersi applicare a un altro tipo di comportamento manifesto o processo mentale. Queste rappresentazioni astratte permettono quindi di stabilire delle corrispondenze intermodali tra profili di attivazione simili espressi in diverse manifestazioni comportamentali. Possono così venire accoppiati eventi estremamente diversi, purchè abbiano in comune quella qualità sensoriale che chiamiamo affetto vitale. Per esempio una crisi di rabbia o un'ondata di gioia, la percezione di essere inondati di luce, una sequenza accelerata di pensieri: tutte queste modificazioni possono essere accomunate dalla qualità affettiva definibile come affetto vitale di accesso.
Noi tendiamo automaticamente a tradurre qualità percettive in qualità del sentimento, in particolare quando le qualità appartengono al comportamento di un'altra persona: per esempio, possiamo dedurre dal gesto del braccio di qualcuno le qualità percettive di una rapida accelerazione, velocità e ampiezza. Tuttavia alla nostra esperienza diretta il gesto non si presenterà in termini di tempo, intensità e forma, ma piuttosto ci apparirà come un gesto "pieno di forza" cioè sotto forma di un affetto vitale. Il passaggio da intensità, tempo e forma a "pieno di forza" avviene perché un profilo di attenzione può essere astratto da un tipo di comportamento e può esistere in forma modale, così da potersi applicare a un altro tipo di comportamento manifesto o processo mentale.
Poichè noi sperimentiamo gli affetti vitali sotto forma di profili di attivazione, cioè modificazioni dinamiche o cambiamenti di intensità della sensazione nel tempo, si può facilmente intuire come la musica, arte temporale per eccellenza, possa essere il linguaggio più adatto ad esprimerli. Tanto più se si considera che nei processi di produzione e ricezione del senso in musica manca l'illusione referenziale e per lo più la rappresentazione iconica. Gli affetti vitali appaiono dunque come fattori fondamentali segmentanti il corso sintagmatico della musica e definenti i limiti dei periodi e la loro estensione.

 

Riferimenti bibliografici:
- Daniel N. Stern, Il mondo interpersonale del bambino, Boringhieri, Torino 1987.
- Cristina Cano, Giorgio Cremonini, Cinema e musica,Vallecchi, Firenze 1995, cap. 2.

 


[versione cartacea: n. quattro-cinque, maggio 1996, pp. 25-27 - versione web: 1996, n. 2, II semestre]

 


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