L'alba genovese degli anni di piombo
 

Genova, 26 marzo 1971. Ilio Galletta, 25 anni, studente- lavoratore appassionato di fotografia, è a casa chino sui libri quando viene interrotto dalle urla della madre: "Lo stanno ammazzando, lo stanno ammazzando". Apre la finestra, guarda giù e vi scorge due giovani a bordo di una Lambretta intenti a dileguarsi: il tizio seduto dietro impugna una pistola con il braccio teso, a terra giace un uomo, esanime. Con la sua Nikon clicca ventitré volte. Il morto è un fattorino dello Iacp, si chiama Alessandro Floris, ha 31 anni, e quello immortalato da Galletta è il primo delitto del terrorismo rosso: una rapina finita nel sangue. L' alba degli anni di piombo. Una sequenza storica. Vende il rullino al re dei fotografi genovesi Francesco Leoni per 300mila lire. E grazie alle foto la polizia smaschera subito l' uomo della pistola, Mario Rossi, il capo della banda XXII ottobre.I fotogrammi ora sono la copertina del libro-inchiesta di Donatella Alfonso, giornalista di Repubblica: Animali di periferia, la storia inedita della banda XXII Ottobre. (Castelvecchi). Cosa sono stati? Tupamaros di quartiere mischiati a pezzi di malavita, precursori delle Brigate Rosse, oppure semplicemente un gruppo di disgraziati che giocavano a fare i rivoluzionari: anche a distanza di tanto tempo le interpretazioni divergono. Sappiamo quel che fecero però, tra il 1969 e il 1971: il rapimento del rampollo di un industriale, Sergio Gadolla, liberato dopo un riscatto di 200milioni di lire, quattro attentati, qualche rapina, un omicidio. E nonostante ciò intellettuali francesi del calibro di Godard e Sartre solidarizzarono con loro, ed è, né più né meno, quel che accadrà trent' anni dopo con Cesare Battisti. Genova non è uno sfondo a caso. E' la città che costrinse alla ritirata i nazisti, medaglia d' oro della Resistenza, quella che si oppose alla celebrazione del congresso del Msi nel 1960. Da ragazzo Mario Rossi cresce con i racconti dei partigiani, se ne lascia suggestionare,è di famiglia povera, il padre, ferroviere, muore che ha 14 anni, trova un lavoro come imbalsamatore di animali, si sposa, fa due figli, ma è scontento, inquieto. Ha quasi trent' anni quando si lascia incantare dalle sinistre sireGenova, 26 marzo 1971. Ilio Galletta, 25 anni, studente-lavoratore appassionato di fotografia, è a casa chino sui libri quando viene interrotto dalle urla della madre: «Lo stanno ammazzando, lo stanno ammazzando». Apre la finestra, guarda giù e vi scorge due giovani a bordo di una Lambretta intenti a dileguarsi: il tizio seduto dietro impugna una pistola con il braccio teso, a terra giace un uomo, esanime. Con la sua Nikon clicca ventitré volte. Il morto è un fattorino dello Iacp, si chiama Alessandro Floris, ha 31 anni, e quello immortalato da Galletta è il primo delitto del terrorismo rosso: una rapina finita ne della guerriglia. Lo spinge la delusione verso il Pci che non vuole fare la rivoluzione e lo spettro del colpo di Stato, come in Grecia. Donatella Alfonso lo ha scovatoa Novara, ormai incanutito. «Le cose non sono andate come dovevano. Niente è andato come doveva». Legati ai Gap di Feltrinelli, ma con una loro autonomia, sono ricordati anche per le otto interferenze sui canali Rai, tra l' aprile del 1970 e il febbraio 1971. Fecero ammattire gli inquirenti, quando il tutto avveniva con un' antenna radio e un registratore piazzati dentro una Mini Morris, come ha rivelato all' autrice uno di loro, Beppe Battaglia. La vicenda a un certo punto s' intreccia con quella delle Br, perché nel ' 74 i brigatisti sequestrarono il magistrato Sossi, che era stato il pubblico ministero al processo per l' assassinio Floris, e per la cui liberazione pretesero la scarcerazione di otto membri della XXII ottobre. Il procuratore della Repubblica Coco si oppose e pagò con la vita quel gesto di fermezza.
 

Concetto Vecchio, "la Repubblica", 3 dicembre 2012