Francesco Soverina, "Il socialismo nel Novecento. Cronistoria del secolo", Milano, Punto rosso, 2003, pp. 212, euro 10

Con un agile volume di 200 pagine, Francesco Soverina risponde al difficilissimo compito di sintetizzare per date le vicende del movimento socialista del XX secolo.
A parte i riferimenti a Platone o a parti del pensiero orientale che rischiano di ridurre il socialismo ad un ideale etico, atemporale sogno di una comunità armonica, a parte i richiami a Thomas More o alla teologia di Muntzer, in cui fortemente compaiono ideali egualitari, è il pensiero di Marx nell’ottocento, a fornire il un forte strumento di interpretazione storica che legittima il ruolo rivoluzionario del socialismo, superando i precursori e le utopie di cui pure è debitore.
Da questo e da altri apporti nascono le Associazioni internazionali dei lavoratori, esperienze quali la Comune di Parigi, i primi dibattiti teorici tra le correnti socialiste e l’anarchismo, ma, tra le prime, su nodi importanti quali il nodo riforme/rivoluzione e il difficile rapporto tra internazionalismo e livello nazionale.
Da questi problemi inizia la cronologia di Soverina, dall’età della Seconda internazionale e dell’imperialismo. La tragedia della grande guerra con il crollo dell’Internazionale e l’accettazione, da parte dei singoli partiti socialisti degli interessi nazionali produce una ripresa dell’internazionalismo (Lenin, Rosa Luxemburg) e soprattutto dall’Ottobre sovietico.
Il periodo fra le due guerre è quello della più grave rottura tra movimento comunista e socialista, ma anche quello del maggiore riavvicinamento negli anni dei Fronti popolari. E’ segnato dalle grandi speranze e dal mito suscitato dalla rivoluzione sovietica, ma anche dalla vittoria del fascismo e del nazismo e dal loro espandersi.
La seconda guerra mondiale segna la sconfitta del nazifascismo e l’espansione massima di avanzata del blocco socialista. L’Urss diviene una delle due superpotenze tra cui si divide il mondo, a capo di un sistema di stati. La vittoria della rivoluzione cinese (1949) e di tanti movimenti di liberazione in Asia e in Africa, oltre che a Cuba, sembra preludere ad una espansione ulteriore.
E’, invece, il 1956 a mettere in discussione i cardini del sistema sovietico- stalinista e sono gli anni Settanta, nonostante un’apparente crescita militare in Asia e in Africa, a segnare l’inizio di una lenta e inarrestabile agonia politica, non reggendo il “socialismo reale” il confronto scientifico e militare con il blocco occidentale e in particolare con gli Usa.
Il crollo tra il 1989 e il 1991 trascina alla scomparsa i partiti comunisti, pur ormai differentissimi rispetto alla loro nascita e in misura minore incide sulla socialdemocrazia e sulla cultura progressista.
L’asse che guida la cronologia è quella dello scontro tra ipotesi socialista e capitalismo, già al centro dello splendido Il secolo breve di Eric Hobsbawm, intendendo, però, per socialismo non un blocco unico e coeso, ma un articolarsi, spesso conflittuale, di posizioni.
L’opera ha anche il merito di non limitarsi alle correnti maggioritarie del socialismo italiano o internazionale, ma di occuparsi anche di quelle minoritarie spesso ingiustamente trascurate, dal menscevismo al trotskismo all’austromarxismo.
E’ significativo che termini con il dibattito sulla “terza via”, il tema della globalizzazione, le manifestazioni di Seattle che vedono proporsi un nuovo soggetto politico.
Come scrive Luigi Cortesi, direttore di “Giano”, terminando la sua bella prefazione:
La ripresa del socialismo nel mondo dipende certamente dal ripensamento critico del passato; ma in misura forse maggiore della concomitante assunzione dei problemi e dei rischi globali al centro dell’elaborazione politica e di una strategia di mobilitazione nella quale la “lunga marcia del socialismo” coincida con la salvezza della civiltà umana. Nessun’altra forza storica e nessun’altra ispirazione politica appare attrezzata a questo compito.
Il testo ripercorre problematicamente, pur negli ovvi limiti di una cronologia, le guerre, le Internazionali, l’antagonismo bipolare, le lotte del terzo mondo, le realizzazioni, ma anche i limiti del welfare state, le spinte degli anni Sessanta e Settanta e il delinearsi di una nuova coscienza planetaria e antiliberista.
E’ utile certamente per giovani e studenti, ma anche per chiunque abbia bisogno di uno strumento agile, ricco di informazioni, ma non privo di un nesso logico ed interpretativo.
Di grande interesse il percorso di letture proposto, in calce, da Andrea Panaccione. I testi proposti non sono state scelti in base a criteri di continuità e omogeneità ideologica, ma perché, opere di grandi pensatori socialisti, risultano fondamentali per la comprensione di nodi della storia del movimento operaio, in particolare nel drammatico periodo fra le due guerre. Troviamo così accanto a Lenin e a Rosa Luxemburg,. Otto Bauer e lo studio sulla questione nazionale, la parte più avanzata del menscevismo con Julij Martov, il rapporto fra socialismo e guerra analizzato da Karl Kautsky e quello fra socialismo e democrazia letto da Arthur Rosenberg, oltre al pensiero “fabiano” di Cole.
Un motivo in più per sottolineare l’importanza e l’apertura culturale di questo piccolo testo.

Sergio Dalmasso