Maria Luisa Tornesello, "Il sogno di una scuola. Lotte ed esperienze didattiche negli anni Settanta: controscuola, tempo pieno, 150 ore", Editrice Petite Plaisance, Pistoia, 2006, pp. 416, euro 27 (allegato il cd-rom con l’audiovisivo "Oltre il libro di testo. Parole ed esperienze di opposizione nella scuola dell’obbligo degli anni Settanta"), di Maria Luisa Tornesello e Roberto Signorini
 

Dopo decenni di indifferenza degli storici, e mentre è ormai sotto gli occhi di tutti il degrado dell’attuale scuola aziendalizzata, questo studio ricostruisce per la prima volta ? e invita a riscoprire ? i progetti di rinnovamento democratico e di impegno civile che caratterizzarono le esperienze didattiche di opposizione degli anni Settanta, soprattutto nella scuola dell’obbligo: da don Lorenzo Milani al Movimento di Cooperazione Educativa, da Danilo Dolci a Mario Lodi, alle scuole popolari, alle sperimentali, ai corsi 150 ore, all’animazione teatrale di Giuliano Scabia e Franco Passatore. Il saggio, dunque, è un esercizio di memoria critica che esplicitamente si contrappone alla conformistica damnatio memoriae e alla superficiale archiviazione del periodo come “anni di piombo”.
I primi tre capitoli sono dedicati alla multiforme fisionomia di un movimento della scuola che, nell’inedito contesto della scolarizzazione di massa, opera una profonda cesura rispetto al passato: ne sono protagonisti i “nuovi insegnanti” formatisi nel ’68, i volontari delle scuole popolari, gli studenti lavoratori, gli operai e le donne tornati a scuola con un ruolo attivo nei corsi 150 ore, i portatori di handicap non più differenziati; e nella costruzione di una didattica nuova, contro i libri di testo e per le biblioteche di classe, li sostiene l’intensa attività di tutta una costellazione di editori alternativi, librerie di movimento, centri di documentazione. Gli altri tre capitoli del libro si concentrano su alcuni nodi ideali e di azione di tale didattica: l’affermazione di un modello di scuola non selettiva e di classe, soprattutto col tempo pieno e i corsi 150 ore; l’antiautoritarismo e la ricerca di un’educazione non repressiva, che, partendo dalla riflessione sul rapporto tra il personale e il politico, porta nella scuola l’animazione teatrale e la libera espressione; l’antifascismo, inteso come fattore essenziale di una coerente educazione alla libertà, alla democrazia, alla socializzazione, alla libera corporeità, contro ogni concezione autoritaria e nazionalistica, e ogni discriminazione di razza e di genere.
Queste esperienze e il loro retroterra culturale rivivono non solo attraverso i libri e le riviste che formavano le biblioteche dei nuovi insegnanti di movimento, ma anche grazie a una vasta documentazione inedita (prese di posizione politiche e sindacali, documenti di programmazione, materiali didattici prodotti dagli insegnanti, giornalini, testi e audiovisivi realizzati dagli studenti), preziosa per la ricerca storica ma esposta al rischio della dispersione e della dimenticanza perché non inserita nel circuito istituzionale. Il cd-rom allegato, a sua volta, presenta un materiale iconografico di grande interesse sia storico sia culturale e artistico, anch’esso tutto da riscoprire, recuperare e salvare.
È infine da sottolineare che l’autrice interpreta la didattica alternativa degli anni Settanta come un episodio di storia non solo della scuola ma anche della società italiana, rivendicando agli studi di storia contemporanea una realtà che solitamente si considera separata, o significativa solo per gli aspetti legislativi e giuridici, mentre nel periodo di cui la ricerca si occupa la scuola fu un autentico laboratorio di sperimentazione e analisi culturale e sociale, all’insegna della partecipazione democratica e del potere dal basso, in stretto rapporto con le dinamiche e i conflitti di quegli anni.

Roberto Signorini