"Guida alle fonti per la storia dei movimenti in Italia (1966-1978)", a cura di Marco Grispigni e Leonardo Musci, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Ministero per i beni e le attività culturali-Direzione Generale per gli Archivi, Roma, 2003, pp. 298

Si tratta di una guida alle fonti esistenti in Italia per lo studio dei movimenti giovanili e studenteschi degli anni Sessanta e Settanta che si propone di colmare una lacuna nel panorama delle fonti per la storia del Novecento italiano, penendo l’attenzione su quel periodo chiamato da Tarrow nel suo lavoro, Democrazia e disordine, ciclo politico di protesta in cui i movimenti sociali assumono il ruolo di protagonisti differenziandosi dalle forme classiche con le quali, precedentemente, erano comparsi a partire dalla fine del XIX secolo
La guida è stata costruita con una mappatura della documentazione depositata presso istituti archivistici, enti pubblici, istituzioni, soggetti privati a partire da una scheda di rilevazione inviata a circa 450 interlocutori possibili, restituita dal 35% degli interpellati, per un totale di 167 segnalazioni. Esse riguardano i fondi depositati presso i Centri di documentazione gli Istituti Storici Resistenza, gli Istituti Culturali e le Fondazioni, come l’Istituto Gramsci, biblioteche, come la Braidense o la Franco Serantini. La schedatura ha riguardato anche gli archivi della RAI e i fondi depositati presso gli Archivi di Stato locali e centrale, anche se tali fondi, in base alle disposizioni di legge vigenti non sono praticamente consultabili. In merito il decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 281,  ha introdotto la categoria di dati supersensibili, tutelati con il limite di 70 anni, riservata alle informazioni relative allo stato di salute, alle abitudini sessuali e ai rapporti riservati di tipo familiare; per le altre notizie, appartenenze politiche e sindacali, i limiti sono diventati 40 anni e 50 quando si tratta di documenti riservati relativi alla politica interna o estera dello Stato.
Per la maggior parte si tratta di fondi raccolti e consultabili, grograficamente collocati nell’Italia centrale e settentrionale. Le schede sono esposte in ordine alfabetico e comprendono una descrizione sommaria dei fondi reperibili sulla stagione dei movimenti. Utilissimo risulta essere il capitolo dei “descrittori” dove i vari materiali contenuti nei fondi, ed elencati nelle schede, sono organizzati per gruppi tematici in ordine alfabetico.
Nell’intenzione dei curatori questo lavoro dovrebbe rappresentare un valido e utile contributo al dibattito storiografico e alla ricerca storica attorno al ’68 e agli anni Settanta  e, in merito, è il caso di constatare che la riflessione sul periodo sembra spesso scontare il limite di un ricorso poco frequente alle fonti conservate nei fondi descritti. In questo senso il lavoro si inserisce all’interno di quel dibattito storiografico che si avviò, tra le persone interessate, in occasione del trentennale del ’68, quando si cominciò a criticare l’uso eccessivo e parziale della memorialistica dei protagonisti, per indirizzarsi verso la ricostruzione storica degli eventi del “prima”, del ’68, e del “dopo”. In questa direzione si dovette considerare la possibilità di utilizzare fonti cartacee e non, disponibili; ci si chiese se esisteva una base documentaria per affrontare una ricerca storica sui movimenti, capace di sfuggire alle suggestioni personali o ai lavori di sintesi e interpretazione non suffragati da ricerche intensive ed estensive sul radicamento dei movimenti sociali nel tessuto italiano e sulla loro estensione geografica.
Questo lavoro di ricognizione delle fonti disponibili dimostra che si tratta di un periodo storico che può essere studiato già adesso con l’ausilio di numerose e molteplici fonti. Ritroviamo nei fondi raccolte di volantini, documenti, bollettini, opuscoli, manifesti, giornali murali, datzebao, riviste, giornali, corrispondenza e poi fonti sonore, audiovisive, iconografiche. Per le fonti audiovisive i luoghi di conservazione sono gli archivi della RAI, dell’Istituto Luce, dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico di Roma, per quelle fotografiche il libro offre una mappa dei più importanti archivi di fotografi, per quelle sonore il censimento ha reperito informazioni sugli istituti più noti, come ad esempio l’istituto De Martino. Infine, i curatori, avvertono i possibili eventuali futuri ricercatori di non trascuare le potenzialità offerte da Internet.
Nell’insieme, come scrivono i due curatori nell’introduzione, si tratta di raccolte documentarie create da singole persone, poiché, trattandosi di movimenti, a differenza di enti o partiti, essi non hanno, fra le loro funzioni, quella di raccogliere e conservare la memoria relativa alla propria produzione e al loro agire politico e sociale. Non hanno una struttura stabile di quadri, un’organizzazione gerarchica che prevede una continua comunicazione interna; non sono articolati in sedi periferiche, non producono corrispondenza fra centro e periferia, quindi non può esistere una memoria ufficiale dei movimenti; esistono molteplici memorie, legate alle scelte dei singolo militanti, all’operazione di selezione della memoria operata da chi, interno alle vicende o spettatore interessato, decide di conservare alcune testimonianze a scapito di altre.

Diego Giachetti