Poche le pubblicazioni comparse nel trentennale dell'"autunno caldo":
le avanguardie operaie sono state al centro dell' attenzione anche dei
media e delle strategie politiche e sindacali per un breve periodo. A differenza
di molti protagonisti del movimento studentesco, spesso balzati agli onori
della cronaca e non di rado autori di scritti e memorie colme di "pentitismo",
il quadro operaio non si è mai raccontato, colpito da una sconfitta
che ha inciso sul periodo successivo e sui rapporti di forza nella società
e soprattutto sui luoghi di lavoro.
Fanno eccezione alcune riviste, da “Parole chiave” al primo numero
di “Novecento”, semestrale dell' Istituto storico della Resistenza di Modena,
al monografico di “Per il '68” che completa un trittico su tre anni nodali
(gli altri il 1968 e il 1977).
Fra i pochi testi che si aggiungono alle riviste, “Autunno caldo”,
intervista di Guido Liguori a Bruno Trentin (Roma, Editori Riuniti, 1999)
e lo studio di Giachetti e Scavino sulla FIAT nell' anno del maggiore scontro
sociale e politico.
Giachetti, continuando il suo Il giorno più lungo, la rivolta
di corso Traiano, uscito presso lo stesso editore nel 1997, ripercorre
le vicende della maggiore azienda italiana nell' anno della maggiore conflittualità
operaia. Il '69 è ancora anno di massiccia migrazione dal Sud; apre
Rivalta e la FIAT assume 15.000 operai. Si moltiplicano i problemi sociali:
la casa, i trasporti, i servizi, la ghettizzazione dei nuovi arrivati nella
periferie o nelle soffitte del centro storico.
Si accelerano le trasformazioni strutturali e soprattutto la modificazione
della figura operaia, con l' esplodere di quell' "operaio massa" che è
al centro dell' analisi delle formazioni operaiste.
L' azienda che costituiva la maggiore incognita all' inizio del ciclo
di lotte diviene la punta di queste con forme inusuali di protagonismo
dei giovani, degli immigrati, con forme nuove di mobilitazione e di organizzazione,
con rivendicazioni che escono dal tradizionale orizzonte sindacale e investono
prima i sindacati di categoria, poi le confederazioni (ancora a giugno
la CGIL nazionale è contraria alle richieste di aumenti eguali per
tutti e alla generalizzazione della rivendicazione per le 40 ore settimanali).
Il disagio esce dalla fabbrica e dilaga nella società come dimostrano
gli scontri di corso Traiano, il 3 luglio. La diversa valutazione sul livello
raggiunto dallo scontro in fabbrica è alla base della nascita di
Potere operaio e di Lotta Continua. Lo studio affronta l' impatto della
conflittualità su partiti e sindacati, investiti pesentemente dalla
novità e radicalità della contestazione. Il contratto nazionale
(21 dicembre), siglato pochi giorni dopo le bombe di piazza Fontana, non
mette fine ad una conflittualità che permarrà negli anni.
Marco Scavino riflette su alcuni nodi posti dalla "spallata operaia",
tentando di attualizzarli, in particolare : sul passaggio dal controllo
sugli operai, durato decenni, alla distruzione dell' ordine di fabbrica;
sulla complessa dialettica movimento-sindacati e alla questione dei delegati;
sul rapporto, nei sindacati, fra strutture di categoria, più recettive
e confederazioni e sulla politica governativa (il ruolo di ministri come
Brodolini e Donat Cattin); sul rapporto, ancor oggi oggetto di diverse
valutazioni, fra operai e studenti; sul rapporto fra le caratteristiche
socio culturali dell' operaio comune e le nuove e diverse modalità
della lotta di fabbrica.
Forse sarebbe stata necessaria una maggior attenzione al ruolo di un
certo versante sindacale (in particolare la atipica FIM torinese), ma il
testo costituisce, come dimostrano le molte presentazioni e l' interesse
suscitato, uno strumento prezioso per riflettere di una stagione politica
e sociale centrale per il nostro paese e anche sulla realtà attuale.