DIEGO GIACHETTI - MARCO SCAVINO, La FIAT in mano agli operai. L' autunno caldo del 1969, Edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 1999, p. 220, L. 30.000
 

Poche le pubblicazioni comparse nel trentennale dell'"autunno caldo": le avanguardie operaie sono state al centro dell' attenzione anche dei media e delle strategie politiche e sindacali per un breve periodo. A differenza di molti protagonisti del movimento studentesco, spesso balzati agli onori della cronaca e non di rado autori di scritti e memorie colme di "pentitismo", il quadro operaio non si è mai raccontato, colpito da una sconfitta che ha inciso sul periodo successivo e sui rapporti di forza nella società e soprattutto sui luoghi di lavoro.
Fanno eccezione alcune riviste, da “Parole chiave” al primo numero di “Novecento”, semestrale dell' Istituto storico della Resistenza di Modena, al monografico di “Per il '68” che completa un trittico su tre anni nodali (gli altri il 1968 e il 1977).
Fra i pochi testi che si aggiungono alle riviste, “Autunno caldo”, intervista di Guido Liguori a Bruno Trentin (Roma, Editori Riuniti, 1999) e lo studio di Giachetti e Scavino sulla FIAT nell' anno del maggiore scontro sociale e politico.
Giachetti, continuando il suo Il giorno più lungo, la rivolta di corso Traiano, uscito presso lo stesso editore nel 1997, ripercorre le vicende della maggiore azienda italiana nell' anno della maggiore conflittualità operaia. Il '69 è ancora anno di massiccia migrazione dal Sud; apre Rivalta e la FIAT assume 15.000 operai. Si moltiplicano i problemi sociali: la casa, i trasporti, i servizi, la ghettizzazione dei nuovi arrivati nella periferie o nelle soffitte del centro storico.
Si accelerano le trasformazioni strutturali e soprattutto la modificazione della figura operaia, con l' esplodere di quell' "operaio massa" che è al centro dell' analisi delle formazioni operaiste.
L' azienda che costituiva la maggiore incognita all' inizio del ciclo di lotte diviene la punta di queste con forme inusuali di protagonismo dei giovani, degli immigrati, con forme nuove di mobilitazione e di organizzazione, con rivendicazioni che escono dal tradizionale orizzonte sindacale e investono prima i sindacati di categoria, poi le confederazioni (ancora a giugno la CGIL nazionale è contraria alle richieste di aumenti eguali per tutti e alla generalizzazione della rivendicazione per le 40 ore settimanali).
Il disagio esce dalla fabbrica e dilaga nella società come dimostrano gli scontri di corso Traiano, il 3 luglio. La diversa valutazione sul livello raggiunto dallo scontro in fabbrica è alla base della nascita di Potere operaio e di Lotta Continua. Lo studio affronta l' impatto della conflittualità su partiti e sindacati, investiti pesentemente dalla novità e radicalità della contestazione. Il contratto nazionale (21 dicembre), siglato pochi giorni dopo le bombe di piazza Fontana, non mette fine ad una conflittualità che permarrà negli anni.
Marco Scavino riflette su alcuni nodi posti dalla "spallata operaia", tentando di attualizzarli,  in particolare : sul passaggio dal controllo sugli operai, durato decenni, alla distruzione dell' ordine di fabbrica; sulla complessa dialettica movimento-sindacati e alla questione dei delegati; sul rapporto, nei sindacati, fra strutture di categoria, più recettive e confederazioni e sulla politica governativa (il ruolo di ministri come Brodolini e Donat Cattin); sul rapporto, ancor oggi oggetto di diverse valutazioni, fra operai e studenti; sul rapporto fra le caratteristiche socio culturali dell' operaio comune e le nuove e diverse modalità della lotta di fabbrica.
Forse sarebbe stata necessaria una maggior attenzione al ruolo di un certo versante sindacale (in particolare la atipica FIM torinese), ma il testo costituisce, come dimostrano le molte presentazioni e l' interesse suscitato, uno strumento prezioso per riflettere di una stagione politica e sociale centrale per il nostro paese e anche sulla realtà attuale.
 

Sergio Dalmasso