Donatella Della Porta, Herbert Reiter, Polizia e protesta. L’ordine pubblico dalla Liberazione ai “no global”, Bologna, Il Mulino, 2003, pp. 397, euro  24.00

Il libro è un esempio, riuscito, di fusione di categorie concettuali prese in prestito da ambiti disciplinari diversi quali la sociologia, la teoria politica dello Stato, la storia d’Italia dal crollo del fascismo fino alla manifestazione genovese contro il G8 del 2001. La scopo, anch’esso centrato, è quello di ricostruire il rapporto storicamente determinatosi nel nostro paese tra “polizia e protesta”, come si è posto, è stato posto e si è affrontato il problema dell’ordine pubblico nell’Italia repubblicana. Le fonti utilizzate spaziano dai materiali d’archivio, alle interviste al personale della polizia e ad esperti, a riviste specializzate di settore, rassegne stampa, atti parlamentari, osservazione partecipante.
 La trama narrativa interseca, per i periodi individuati, sia i fattori interni alla polizia (costituzione, formazione, provenienza sociale, educazione e addestramento) e quelli esterni che hanno inciso sul suo comportamento nei confronti della piazza; mette a confronto, quando è possibile, quello che avviene in Italia con altre situazioni di paesi dell’Europa Occidentale. Il primo capitolo introduce  il tema dello smarrimento, il disorientamento e la delegittimazione delle forze dell’ordine dopo il crollo del regime fascista e la ricostruzione del corpo secondo il modello, poco democratico, chiamato della “polizia del sovrano”, al servizio del potere statale e non del cittadino. Segue l’analisi della strategia dell’ordine pubblico durante gli anni della guerra fredda in cui la polizia assume le caratteristiche di un corpo militare a disposizione del governo per la repressione di un’eventuale insurrezione comunista. Sono gli anni dello “scelbismo” che si sciolgono in quelli del centrosinistra e dei primi tentativi di riforma democratica e tecnocratica del corpo. Gli anni settanta portano ad una nuova polarizzazione del conflitto sociale, di strada e nelle piazze e la necessità di affrontare, con tecniche e strategia adeguate, l’emergenza del terrorismo e della lotta armata. Solo negli anni Ottanta le spinte per la riforma della polizia conducono ad un nuovo assetto organizzativo del corpo e ad una trasformazione delle strategie di gestione dell’ordine pubblico, con una crescente tolleranza delle forme pacifiche di protesta, pur all’interno di un approccio selettivo, caratterizzato dalla sopravvivenza di modelli repressivi, come i fatti di Genova del 2001 hanno purtroppo dimostrato.

Diego Giachetti