Morire a vent'anni

«Carlo Giuliani ragazzo» di Francesca Comencini. Tragedia greca per coro e voce solista. L'assassinio di Genova e il movimento che ha sconvolto il mondo raccontati dalla mamma di Carlo. Anteprima al festival di Cannes

Roberto Silvestri - da "Il Manifesto"

Per un decimo delle offese scritte su Carlo Giuliani o lette dai tg dopo l'assassinio di «piccin», bello gracile biondo combattente
ventenne per un «altro mondo possibile», in un qualunque stato di diritto i genitori avrebbero ottenuto risarcimenti per miliardi di
dollari. Conosciamo la serietà e la dignità del padre sindacalista di Carlo, figuriamoci se condivide l'ossessione horror per i
«punk bestia» di chi - in quei giorni - esibiva la propria selvaggia protervia, sfacciatamente, su gr e tg. Ma ci sono tante altre
maniere, efficaci e irreversibili, per fare giustizia. Una è stata ideata da un gruppo di artisti, dagli amici e dalla mamma di Carlo
(Haidi Gaggio Giuliani insegnante, di origini venete, protestante), che sono riusciti ad allargare il numero delle persone che
sentiranno Carlo uno di loro. E la piazza dove è stato assassinato, non più un simbolo dei soli tifosi del Genoa, ma dei tifosi, in
tutto il mondo, del Genoa Social Forum. Come ci sono riusciti? Con un film. Che, parola della regista Francesca Comencini,
«non avranno mai il fegato di trasmettere in tv». Nella selezione ufficiale del prossimo festival di Cannes, fuori concorso, sarà
presentato, il 16 maggio, un bellissimo documentario italiano «di profondità» che comincia con la targa di «piazza Alimonda
cardinale torinese» cancellata con la scritta «piazza Carlo Giuliani ragazzo». Un evento straordinario. Visto il ripetuto `tentato
omicidio' di un intero genere cinematografico e comunque la lobotomizzazione di ogni suo esemplare diffuso in tv, ridotto a puro
oggetto di propaganda. Il documentario che invece apre i cervelli e dilata la coscienza solo negli ultimissimi tempi (potenza della
pay-tv e della Francia, inflessibile in sede di accordi di coproduzione) ha reagito allo strangolamento finanziario totale attuato
nel nostro paese, ma certo, da oggi, avrà di nuovo problemi crescenti. Vi immaginate de Hadeln quanti ne metterà in gara, di
doc, magari burkinabé, alla Mostra di Venezia irritando la gran «mente della Laguna nera», Valerio Riva?
Ancor più straordinaria è la qualità e l'argomento del lavoro selezionato da Jacob &Co., l'imponente, affascinante, egemonico
movimento contro questa globalizzazione. E il fatto che il film sarà fiancheggiato, come evento speciale della Settimana della
Critica, da Bella ciao, un altro sconvolgente documento sull'aggressione, di isteria disumana, contro il corteo di Genova e che,
pur realizzato (con Giusti e Torelli) dal direttore di Raidue Carlo Freccero, fu censurato dai superiori e perfino dalla Mostra di
Venezia 2001 (e poi proiettato a Torino).
Carlo Giuliani, ragazzo è stato ideato da Francesca Comencini e dal direttore della fotografia Luca Bigazzi. Tragedia greca
per coro e voce solita, lei, la madre del ragazzo. Che ci racconta, in 63 minuti, a camera fissa, con tenera lucidità e
appassionata freddezza, la giornata, attimo dopo attimo, gesto dopo gesto, di Carlo, uno qualunque di noi, uno che reagisce e
resiste come fa chi è vigliaccamente aggredito. Haidi ha contattato tutte le persone che lo hanno incrociato o affiancato quel
giorno, ha usato il computer, il telefono, i giornali, l'inchiesta sul campo. E senza maledire nessuno, e mentre Francesca fa
leggere in voice over alcune poesie (anche in latino) di quel primo della classe anche in altruismo, «lo rimette in eredità a noi
perché quel figlio è nostro e resta in piazza» come ha scritto Erri De Luca nel press-book. Attraverso i materiali del collettivo
«Un mondo diverso è possibile» e in particolare di Balsamo, Fiore Donati, Franceschini, Pietrangeli, Scimeca (impressionante il
suo piano sequenza interno al corteo delle tute bianche aggredito), Segre, Spadoni e Wetzl (più altri filmati, il tutto montato da
Linda Taylor) seguiamo contemporaneamente (e capiamo finalmente geografia e fenomelogia dei fatti) il corteo e Carlo.
Dall'uscita di casa verso mezzogiorno di quel 20 luglio fatale, «forse per andare al mare», fino alla (fortemente istigata) reazione
all'agguato premeditato contro una manifestazione pronta ai manganelli, meno alle pallottole, e alla lunga agonia. Freddamente
colpito dalla pallottola di un carabiniere (minacciato da un estintore vuoto che anche lanciato da 5 metri di distanza non avrebbe
scalfito gran che il suo «defender») infatti Carlo ha il corpo sfondato due volte, sul torace e sulle gambe dalla camionetta, poi,
ancora vivo, è seviziato dalle forze dell'ordine evidentemente estasiate dalla massima copertura politica promessa (Fini) con
calci e altri metodi «stile Videla» che poi avranno altro libero sfogo alla Diaz... Presentandolo l'altro ieri alla stampa, a Roma, la
regista (che poi ha seguito il movimento anche a Porto Alegre) ha ricordato che una versione lunga del documentario conterrà
altre testimonianze di amici di Carlo. Che aveva 20 anni. E sfido chiunque a dire che è la più bella età della vita...