Maurizio Campisi, "Sandino. Il generale degli uomini liberi", Fratelli Frilli editori, 2003, pp. 196, Euro 13,50

Sono passati quasi settanta anni da quando Augusto Sandino veniva ucciso in un agguato dagli sgherri di Anastasio Somoza. Da allora, la figura dell’eroe nicaraguense è entrata a far parte dell’iconografia marxista, simbolo della lotta rivoluzionaria del Fsln. Questo libro offre una rilettura delle corrispondenze e degli scritti di Sandino che ci permette di scoprire oggi un personaggio differente: eroe soprattutto dell’anti-imperialismo e portavoce non solo del “suo” Nicaragua, ma di tutti i popoli oppressi dagli interessi delle grandi nazioni.Proprio in questa sua veste di oppositore al colonialismo militare e culturale sta l’attualità e contemporaneità del pensiero di Sandino, che viene proposto in questa biografia scritta da Maurizio Campisi.

L'autore: Maurizio Campisi Nato a Rivoli (Torino) nel 1962, giornalista, è collaboratore di “Diario”, “Narcomafie”, “D di Repubblica”, oltreché corrispondente dall’America Centrale per il quotidiano “La Juventud” di Montevideo. Vive e lavora in Costa Rica. Per i nostri tipi, nella collana controcorrente, ha pubblicato Centroamerica – Reportages (2002).

Prefazione

di Dante Liano

Forse la magia di Augusto César Sandino sta nel fatto che non rappresenta l’eroe tipico, lontano e irraggiungibile. Nei murales, il volto meticcio deve essere colorato di marrone, non di arancione come si fa coi bianchi, e i suoi tratti regolari non denunciano nessuna bellezza cinematografica. Ha il volto segnato di qualunque contadino centroamericano. Il cappello, poi, bianco alato con una striscia alla base, è quello di tutti i lavoratori che si recano al lavoro, sotto le stelle mattutine. Sandino è un eroe, non un mito, e per questo lo troviamo molto più vicino a noi. Non una vita stupenda né cinematografica, ma l’eterna esistenza degli umili.
La sua grandezza è la sua ribellione. Sandino imparò a dire di no agli americani in Messico, coi rivoluzionari di quel paese, e vide che si poteva mantenere la dignità e la vita contemporaneamente. Forse, il gesto più significativo della sua vita fu dire di no al padre. Volano via in questo episodio terribile tutti i trattati di psicoanalisi e di sociologia prodotti dai nostri scienziati. Il padre, uomo semplice e tranquillo, che segue gli ordini del governo senza riflettere, va dal figlio a dirgli: “Arrenditi”. La frase deve essere stata ancora più comica, dato il nome di Sandino: “Augusto César, arrenditi!”. E Sandino, che è sicuro dei suoi ideali, manda a quel paese suo padre e i generali che gliel’hanno mandato.
Sandino è uomo libero, è “il generale degli uomini liberi”, e gli uomini liberi sono un esercito di straccioni, donne e bambini, che lo seguono per le montagne del Nicaragua.
“Qui non si arrende nessuno!” gridano con le bandiere sandiniste sporche del fango e rotte dalle intemperie. Sopra di loro, il cielo stellato di Kant e del Nicaragua. Sandino abbraccia gli uomini, non gli dà la mano. Fa parte delle sue credenze spiritiste. Sandino porta con sé l’aura della dignità. A un certo punto, per sempre, Sandino diventa la dignità dei centroamericani. Un uomo buono e deciso, testardo e tutto d’un pezzo come può indovinare il tradimento di uno dei più malvagi uomini politici dell’America Centrale, il servo Anastasio Somoza? Avvolto nella sua dignità, Augusto César Sandino va incontro alla morte. Lo uccidono di notte, sotto il cielo pieno di stelle, e la sua dignità resta sospesa, come un’aura sopra la testa dei suoi uccisori.
Conoscere la storia di questo eroe semplice è imparare cosa è il Centroamerica e dove scorrono le sue arterie più nascoste, le sue “vene profonde”, là dove la gente ricorda e recupera il suo statuto di umanità. È per questo che il libro di Maurizio Campisi riempie una necessità e, allo stesso tempo, racconta con garbo e uno stile scorrevole, piacevole ed incantatorio, la storia di Augusto César Sandino, la storia del nostro orgoglio e la nostra libertà.
 

(scheda di presentazione a cura dell'editore)