Gualtiero Via, “Scomodi e organici. Movimenti, volontariato e politica nella costruzione dell’Italia contemporanea”, Pendragon, 2012, pp. 157
 

L’elemento centrale del libro è la tesi di Federico Chabod secondo cui vi sarebbe continuità tra la partecipazione popolare al Risorgimento, soprattutto quella garibaldina, i volontari che parteciparono alla prima guerra mondiale ed infine il movimento partigiano durante la seconda guerra mondiale. Gualtiero Via estende l’idea di Chabod, considerando anche la partecipazione ai movimenti di contestazione del sessantotto, i movimenti pacifisti e no global e, più recentemente, il volontariato sociale e ambientale. Secondo l’autore, si tratterebbe di aspetti della medesima partecipazione popolare che caratterizzerebbe la storia d’Italia contemporanea
Vi sono sicuramente elementi di continuità tra il Risorgimento ed il volontariato di guerra, ed anche con la resistenza (nazionalismo, libertà dal dominio straniero, a volte istanze di cambiamento sociale). Alcune di tali caratteristiche si possono ritrovare anche nel sessantotto, anche se le istanze di cambiamento sociale erano predominanti rispetto al nazionalismo.
Più difficile trovare elementi comuni tra gli interventisti nazionalisti della prima guerra mondiale ed i pacifisti nonviolenti, ed ancor di più con il volontariato ambientalista o umanitario.
Una generalizzazione così vasta, che accomuna gli interventisti nazionalisti, i militanti sessantottini, i pacifisti ed il mondo del volontariato, lascia qualche perplessità.
Al di là della tesi centrale, il libro è comunque meritevole di interesse. Innanzitutto per l’attenzione dedicata all’importanza dei movimenti sociali nella storia contemporanea. I movimenti hanno acquisito negli ultimi decenni un ruolo crescente nella vita politica. Basti pensare al sessantotto, e successivamente alle rivolte popolari che hanno portato alla caduta dei regimi socialisti, alle mobilitazioni di piazza delle primavere arabe. Oppure pensiamo al movimento contro la guerra in Iraq nel 2003, un movimento diffuso in tutto il mondo, capace di organizzare contemporaneamente manifestazioni in decine di paesi. Oppure pensiamo infine al movimento no global o ai vari movimenti contro la crisi economica.
E’ perciò opportuno che la storiografia dedichi la giusta attenzione ai movimenti. Gualtiero Via lo fa, concentrandosi sui movimenti nella storia italiana contemporanea.
Altro elemento apprezzabile, è il presupposto metodologico all’analisi dei movimenti: un atteggiamento non viziato da pregiudizi, che evita di considerare “da un lato chi vede nei movimenti quasi solo patologie o sintomi, solo immaturità ed estremismo, e dall’altro quelli che nei movimenti e solo in essi credono di trovare le risposte ai problemi aperti”. (p. 10)
Il libro offre inoltre molti spunti di riflessione su una notevole quantità di argomenti: il ruolo dei movimenti dagli anni settanta ad oggi, il rapporto tra movimenti e partiti politici, il ruolo del Pci ed a quello delle organizzazioni dell’estrema sinistra, il rapporto tra movimenti ed organizzazioni della sinistra e le pratiche di lotta violente.

Fabrizio Billi