Marco Scavino, Con la penna e con la lima. Operai e intellettuali nella formazione del socialismo torinese (1889-1893), Scriptorium, Torino, 1999, L. 48.000
 

Torino città industriale, Torino città operaia. Questo binomio è stato spesso al centro della ricerca e della riflessione storica, sulla base di un’immagine – ormai consolidata – che fa risalire lo sviluppo urbano e sociale della città ai primi anni del Novecento, nell’ambito di quella stagione di “decollo” che caratterizzò l’Italia giolittiana. Fu allora, in effetti, che si affermò la grande industria meccanica privata e che la sua classe operaia iniziò a imporre la propria combattività e autonomia. E fu allora che, in relazione a questo nuovo scenario, crebbe un movimento socialista moderno e consapevole della propria forza.
Ma prima di questa fase, qual era la realtà della classe operaia torinese, quale la consistenza del movimento socialista, quali i suoi protagonisti? È possibile considerare le vicende del movimento operaio nell’Ottocento solo alla stregua di una “preistoria”, da studiare essenzialmente come antefatto e preparazione delle sue fasi più mature?
Questo volume, frutto di una ricerca pluriennale di livello universitario, offre un’immagine in parte nuova della storia operaia di Torino, in cui si intrecciano già strettamente le lotte sociali e il dibattito del movimento socialista, e i cui protagonisti sono operai ed operaie delle industrie tessili, muratori e disoccupati, addetti degli stabilimenti statali, ma anche intellettuali e organizzatori delle Società di mutuo soccorso, dirigenti della Camera del lavoro, anarchici «scapigliati» e redattori di «gazzette operaie», democratici e repubblicani delle diverse “scuole” e tendenze. Le vicende che vanno dagli scioperi operai dell’estate del 1889 al Primo Maggio del 1891, alla costituzione del Partito socialista, vi sono ricostruite con precisione, sulla scorta di un’ampia documentazione d’archivio e di fonti a stampa. E la città, alle soglie di quella che sarebbe poi stata chiamata «la crisi di fine secolo», vi appare, sì, segnata da una profonda crisi sociale, ma già aperta – nei suoi tratti essenziali – alla produzione della fabbrica capitalistica e alla formazione di una classe operaia massificata, che i gruppi dell’estrema sinistra tentano di organizzare e di rendere visibili, rappresentandoli sul piano della  lotta politica e istituzionale. Già attraversata, in altre parole, da quei fermenti sociali e politici, ma anche culturali, che ne avrebbero poi caratterizzato la più decisa fase di sviluppo successiva e che in parte – si sostiene nel libro – ne possono spiegare anche le contraddizioni e le incertezze.
Chiude il volume un saggio bibliografico – di respiro nazionale – sul problema del rapporto tra lotte operaie e primo sviluppo capitalistico in Italia, che presenta e discute i principali studi esistenti sull’argomento (da quelli ormai considerati “classici” a quelli più recenti) e indica nelle caratteristiche specifiche di quel rapporto una delle chiavi di lettura decisive per capire natura e caratteri dell’Italia contemporanea.