GIANNI ALASIA, Il fascino discreto della classe operaia. Anni 1960-1970: le lotte per le riforme, Emmelibri, Romentino (NO), 2.000, p. 127, L. 15.000
 

Gianni Alasia nasce a Torino nel 1927. A 17 anni aderisce al Partito socialista clandestino ed entra nelle brigate Matteotti, partecipando alla liberazione di Torino. Operaio alla "Savigliano" è attivo nelle lotte (trenta mesi) contro la smobilitazione dell'azienda e viene licenziato per rappresaglia antisindacale.
Nel PSI è membro del Comitato centrale e partecipa alla grande stagione della sinistra socialista collaborando alle pagine culturali dell' Avanti e a Mondo operaio, nel breve periodo della gestione di Gianni Bosio. Nel 1964 aderisce alla scissione del PSIUP e, allo scioglimento di questo (1972), al PCI. Quindi, nel 1991, partecipa alla costruzione di Rifondazione comunista. Consigliere comunale e provinciale, assessore regionale a lavoro e industria, parlamentare.
La fase più significativa della sua lunga e ricca esperienza politica è, però, quella di segretario della Camera del lavoro di Torino, una realtà per molti aspetti diversa e atipica rispetto a quella del sindacato nazionale. A Torino fioriscono esperienze di avanguardia, nascono teorizzazioni e pratiche dal cui ambito sorgeranno gli stessi “Quaderni rossi”, emergono dirigenti (Sergio Garavini) e un impegno che porteranno al rilancio delle lotte dei metalmeccanici, alla ridiscesa in campo della FIAT, ad un rapporto significativo con settori importanti del sindacalismo cattolico, dalla FIM di Tridente alle ACLI di Reburdo (Alasia stesso ricorderà questa stagione in suo suo splendido e commosso ricordo di Emilio Pugno, altra grande figura del sindacalismo torinese).
Questi anni e queste tematiche ritornano nell'ultimo lavoro di Alasia che ripercorre le lotte per le riforme negli anni Sessanta-Settanta, profondo "salto qualitativo" per partecipazione e capacità propositiva rispetto alla politica sindacale dei due decenni precedenti.
Il testo tocca il tema della scuola e della formazione che l'autore segue da tempo (suo lo splendido I lavoratori studenti, Torino, Einaudi, 1969, ancor oggi l' unico ad occuparsi del problema), quello della salute e della nocività nei luoghi di lavoro (nessun soldo paga la salute), uno dei primi approcci alla tematica ecologica, affronta l' intreccio di riforma del sistema pensionistico e di quello fiscale, della casa, di una diversa politica dei trasporti.
Su molti di questi punti si manifesta, negli anni Settanta, la pratica delle autoriduzioni delle bollette, letta non come "pratica dell'obiettivo", ma come ricerca di costruzione di un' articolazione della lotta per le riforme che fosse più incisiva e capace di determinare un rapporto più diretto tra la vertenza e le sue finalità.
Proprio questa esigenza di controllo\verifica dell' azione sindacale e dei suoi risultati è alla base, nella pratica della CGIL torinese, dell' articolazione dell' azione confederale, della ricerca di una diversa politica economica (il nuovo modello di sviluppo), con proiezione del potere contrattuale costruito nelle aziende su un terreno più generale.
Il sindacato torinese si presenta, quindi, come quello più legato ad una strategia articolata per le riforme, alla costruzione dei Consigli di zona, struttura unitaria e corrispettivo territoriale dei consigli di fabbrica, alla valorizzazione delle forme di unità sindacale, alla costruzione delle vertenze di settore anche sulle scelte di investimento. E' la conferenza dell' EUR (gennaio '78) a segnare la fine di questa ipotesi, soprattutto per la sua fiducia nel "governo amico".
L’autore cancella alcuni luoghi comuni e molte semplificazioni: quella di un sindacato "fabbricocentrico" o "FIATcentrico", quella di una meccanica e unilaterale contrapposizione tra delegati e strutture o tra CGIL di sinistra contrapposta a CISL e UIL.
Il testo si chiude con un commosso ricordo (oltre all'autore, Vittorio Rieser e Marilde Provera) di Emilio Pugno che trae spunto dal film Gli anni duri e ripercorre la sua militanza sindacale e il suo, non facile, rapporto con il PCI: La gente come me ha bisogno di avere una tessera di partito in tasca.
Un testo utile per riflettere su una stagione che può sembrare lontana come dice la dedica dell' autore: A tutti voi, cari compagni, sentendo il dovere di testimoniare, in tempi di degenerato individualismo e di "privatizzazione" della politica, questa storia di lotte e di liberazione collettiva.
 

Sergio Dalmasso