Torre Galluzzi

Entrando in Corte Galluzzi, sia da via D'azeglio che da piazza Galvani, è impossibile non vedere la Torre che domina la piccola piazza. La Torre Galluzzi fa parte della cosidetta triade dei grattacieli medievali di Bologna, insieme alle sue colleghe Prendiparte e Azzoguidi, che pur si stagliano in un'altra zona del centro. Seppur distanti tra loro, le tre torri appartenevano tutte a famiglie di parte guelfa, ovvero filo papali, e non è un caso che si trovino in punti della città cruciali da questo punto di vista: la Azzoguidi e la Prendiparte a fianco alla sede vescovile, e la Galluzzi vicino alla prima sede del comunale, l'allora complesso di Sant'Ambrogio. Per queste sedi di potere avere vicino queste gigantesse amiche, utili come strumento di difesa e di offesa contro la fazione avversa (quella Ghibellina) era di cruciale importanza. Tornando alla torre, diciamo che la Galluzzi ancor oggi si distingue per l'altezza (30 metri e sicuramente ridotti rispetto all'origine) e la robustezza: la torre ha muri talmente spessi che ha sempre scoraggiato attacchi e incendi, per così dire ostentando una solidità che era sinonimo di potenza e ricchezza. Ma non è tutto: infatti la Galluzzi è ancor più interessante per il contesto in cui è inserita. Ci si trova all'interno di un unico nucleo edilizio, che all'epoca veniva definito "curia", ovvero un complesso in cui si trovavano le case abitative, la cappella gentilizia, e le torri di un'unica famiglia. Il fatto che ora questi edifici ospitino negozi di lusso, uffici e ristoranti, non deve scandalizzare più di tanto, perché già in passato, non appena le torri persero le loro funzioni guerresche (cioè poco dopo la costruzione della stessa Galluzzi, intorno alla metà del XIII secolo), fra le mura era normale che trovassero spazio botteghe di artigiani e mercanti. Il piano terra della stessa torre, oggi, ospita una libreria e da dentro è possibile è possibile vedere dall'interno almeno il tipo di murature, messe in evidenza da un ottimo restauro. Dall'esterno, invece, si può osservare la porta originaria della costruzione, quella che si apre a oltre sei metri dal suolo. Vista così dice poco, ma in realtà insegna molte cose. Da un lato la sua forma, ad arco ogivale (o a sesto acuto, cioè appuntito), dimostra la relativa modernità della Torre, visto che le consorelle antecedenti hanno tutte porte e finestre a modiglioni - cioè squadrate - o a tutto sesto - cioè circolari, stilisticamente più antiche. Dall'altro lato, lascia intravedere una chiara usura da calpestio: ciò potrebbe dimostrare come la porta fosse un punto di collegamento tra la torre e la casa di legno che le si addossava, aggrappata con le sue travi alla muratura della torre stessa.

Venendo agli stessi Galluzzi, si dice che fossero tra i più accesi esponenti della parte Guelfa, spesso coinvolti - e promotori - di disordini, omicidi e assalti alle case avverse, soprattutto a quelle dei Carbonesi e degli Andalò, famiglie limitrofe di parte Ghibellina. La vicinanza invece che assopire inaspriva gli odi e ti racconto questo perché anche a Bologna abbiamo avuto i nostri Giulietta e Romeo... così come tra il giovane Montecchi e la giovane Capuleti, anche tra un giovane Carbonesi e una giovane Galluzzi scoppiò un amore che prescindeva dalle casate e che li portò alle nozze clandestine. Ma allo stesso modo dei veronesi, il loro sentimento ebbe esiti tristi e funesti: dopo un assalto alle case dei Carbonesi, dove il giovane venne ucciso, trovarono la sposa impiccata (per forzato suicidio o brutale omicidio) ad un balcone dei Galluzzi. Sanguinosa e violenta, la Bologna delle Torri, senza religione o valore che potesse limitare la smania di potere e di supremazia. Del resto, il capostipite degli studiosi bolognesi, Giovanni Gozzadini, ha descritto le Torri come "Orgoglio e malvagio spirito di individuale indipendenza" e per quanto amara, la definizione è azzeccata.

Ultimo aggiornamento: giovedì 20 settembre 2012