Dalla Camera Actorum all'archivio pubblico


Il trasferimento si rese necessario non tanto per il rischio di incendi, ma soprattutto per necessità di locali. Anche da Bonaini abbiamo conferma che la Camera Actorum venne trasferita nel palazzo del Podestà in cui "nell'anno 1380 fu costruita quella magnifica aula a tre navate, che anche oggi serve da archivio" ..."Le carte dell'antico Comune...stanno in due grandi sale, l'una ricorrente sull'altra, e divise come in tre navi per scaffali a doppia faccia"8.
Dalla minuziosa descrizione di Ghirardacci si evince che l'Archivio del Comune  si trovava  "... a mezza scala, et è di lunghezza piedi 40 e di lunghezza piedi 18 circa, terminata da un lungo rastello a gelosia,che ha una sola porta che si chiude; il qual rastello tramezza tra il detto andito e le scritture conservate e quivi riposte. In questo luogo dalli Superstiti si tiene ragione, e si amministrano le scritture secondo il bisogno delle persone, et  al servigio di tutti si tiene aperto in certe hore deputate, insino alle hore 23  e non più, perchè non vi si può tener fuoco né lume, per ischivare il pericolo del fuoco, che non facesse danno alle scritture, come altre volte è avvenuto, con grandissimo danno del pubblico e del particolare, il che cagionò che si perdettero le an tiche memorie in buona parte. Che ragionavano delle cose avanti il mille dugento ottantatrè, sebbene alcune poche si trovino sparsamente"9.
Dalla  seconda metà del Duecento sino alla fine del Quattrocento, la Camera  Actorum rappresentò una sorta di archivio centrale, disciplinato da specifiche norme  contemplate nelle disposizioni statutarie cittadine dal 1288 al 145410. Infatti nella Camera degli Atti venivano depositati i documenti prodotti e acquisiti dalle diverse magistrature cittadine ed anche da altri uffici come le podesterie, i vicariati, i tribuni della plebe. E soprattutto dopo l'istituzione nel 1452 dell'Ufficio del Registro, anche le copie dei rogiti notarili, stipulati in città e nel contado, venivano consegnate alla Camera. La quantità delle carte notarili assunse dimensioni sempre più rilevanti e la Camera venne denominata  Archivio Pubblico11.
Bonaini rilevò che le carte dell'antico Comune erano tutt'altro che ordinate, in quanto, se da un lato gli statuti potevano disporre che l'archivio fosse custodito con diligenza, dall'altro non potevano far sì che i " soprastanti o superstìti " (così venivano chiamati coloro che vi erano preposti) conoscessero quei principi scientifico-archivistici che sono alla base di una corretta archiviazione secondo un ordine storico e cronologico.
Lo stesso Scarabelli, a proposito dei volumi degli atti deliberativi del Comune scrive: "a catafascio son cuciti quinterni d'ogni misura, d'ogni fazione, d'ogni età, d'ogni materia con una confusione da non potersi immaginare ..."  Ed ancora: " Eraci nel 1392 stipendiato Custos Camere actorum populi Bononie che era anche Chronista ac repertor iuris  prefati populi, ma  il custode dormiva e le carte da registrarsi fin d'allora prendevano il volo."
I documenti prodotti, dall'inizio del Seicento, dagli organi cittadini vennero conservati nel Palazzo Comunale presso gli uffici delle varie Assunterie. Durante il periodo napoleonico vennero raccolti al secondo piano di Palazzo d'Accursio nell'ex Cappella del Legato.

8 F.Bonaini, Gli archivi delle province dell'Emilia cit., p. 3.

9  C.Ghirardacci, Della Historia di Bologna, cit., II, 1657, p.565.

10  Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, L'Archivio di Stato di Bologna, a cura di Isabella Zanni Rosiello, Fiesole, Nardini Editore, 1995, p.14.

11 Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Guida Generale degli Archivi di Stato Italiani, I, Roma, 1981, p. 561-562.

Ultimo aggiornamento: mercoledì 05 gennaio 2011