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  • Insignia, 1796. La Camera actorum, il primo archivio del Comune di Bologna, nella sede del Palazzo del Podestà, in una miniatura del XVIII secolo (Archivio di Stato di Bologna,Anziani Consoli, vol. XIII, c.59a,III bimestre 1976, Foto:Magic Vision)

La Camera Actorum


Nel settembre del 1860 il conte Terenzio Mamiani, ministro della Pubblica Istruzione, incaricò Francesco Bonaini, soprintendente generale degli archivi toscani, di svolgere un'ispezione negli archivi pubblici delle province dell'Emilia ed in particolare in quelli più importanti di Bologna e Modena, al fine di "riferire al governo la possibilità, il modo e la spesa di recarli allo stato esemplare in che sono gli Archivi Toscani".
Nella relazione data alle stampe l'anno successivo, Bonaini, attingendo notizie dalle antiche cronache cittadine, riferisce che" I Bolognesi in antico ebbero un archivio in cui riposero i documenti del loro Comune; e questo é l'archivio che venne fin d'allora chiamato Camera degli Atti... All'Archivio pubblico, chiamato Camera degli Atti, fu assegnato in prima il palazzo detto della Biava, che corrisponde a quella parte del palazzo pubblico che è rincontro al Nettuno"1.
Anche il professor Luciano Scarabelli, cittadino onorario di Bologna2, al quale nel 1872 venne assegnato da Carlo Correnti, ministro della Pubblica Istruzione, il compito di compilare una memoria storica sugli archivi bolognesi, a completamento di quanto scrisse Bonaini, riporta  nel suo lavoro, terminato nel 1873,che "le scritture dell'antico e celebrato Comune di Bologna...tutte una volta erano alla Camera degli Atti...Un edificio che più non esiste ed era all'angolo sinistro dell'attual Palazzo del Comune press'a poco di faccia alla fontana del Nettuno accoglieva nelle stanze superiori Magistrati ed uffizi e le carte di governo e di giustizia: perchè alle terrene stava il grano del Pubblico e l'ufficio dell'abbondanza nominavasi Palazzo della Biada"3.
La lacunosità delle antiche cronache bolognesi non ci consente di sapere se il palazzo della Biada abbia rappresentato il primo nucleo del palazzo Pubblico, oggi palazzo Comunale, o se fosse ad esso preesistente e solo successivamente vi sia stato accorpato4.
Nella sua relazione Scarabelli  sostiene che nel 1228, e non nel 1230 come racconta Cherubino Ghirardacci, frate bolognese dell'Ordine Eremitano di Sant'Agostino vissuto nel Cinquecento e autore di una monumentale Historia di Bologna, "quell'archivio ebbe grande iattura. Per la rotta di Bazzano data dai Modanesi ai Bolognesi, il popolo di Bologna imputando a viltà de' nobili, se non a tradigione, quel caso infelice, insorse repentino, e chiamate le Compagnie delle Armi e quelle delle Arti a prendere le redini del Governo, fu immantinente ogni cosa in mano della democrazia" .... "per liberarsi da ogni futura molestia, chi più ne temeva trasse la plebe all'Archivio, e quante potè carte del malefizio avere alle mani  tante ne arse5. Le rimaste e le sorvenute da poi sino al 1313 patirono avvampato incendio sul luogo istesso, salvate certo non molte, e rimaste alcune con quel colore che non è nero ancora  e  'l bianco muore6 .  Tuttavia rimasero in quel luogo sino al 1326 in che una camera nuova fu data ad esse che ogni giorno crescevano, dimora non lungamente conservata perchè bisognato al Comune più ampio spazio al suo Maestrato, mandò l'Archivio nel Palazzo del Podestà correndo l'anno 1357"7.

1 Francesco Bonaini, Gli archivi delle province dell'Emilia e le loro condizioni al finire del 1860, Firenze, coi  tipi di M. Cellini e C., 1861, p. 3.

2 ASCBo, Comune di Bologna, Atti del Consiglio Comunale, 1865. Nella seduta del 12 maggio 1865, il Consiglio Comunale approva la proposta della Giunta, illustrata all’assemblea dall’Assessore Galletti, di "aggregare alla cittadinanza bolognese" Luciano Scarabelli, deputato al Parlamento, per  avere dedicato a Bologna la pregevolissima edizione del commento alla Divina Commedia di Jacopo della Lana, da lui curata in occasione del sesto centenario della nascita di Dante, offrendone in dono al Municipio tre copie.

3 Luciano Scarabelli, Relazione dell'importanza e dello stato degli archivii bolognesi, Bologna, Zanichelli, 1874, p. 1.

4 Cfr. anche Il  palazzo comunale, a cura di Giancarlo Roversi, testo di Franco Bergonzoni, Bologna, Comune di Bologna, 1981, pp. 7-9. 

5 I nuovi ceti produttivi potranno partecipare al governo della città  soltanto nel 1228 dopo un'insurrezione popolare che portò all'assalto del palazzo comunale durante il quale vennero distrutti proprio gli statuti recanti norme che il populus voleva cambiare. Cfr. Gina Fasoli, Bologna nell'età medievale (1115-1506), in Storia di Bologna, a cura di Antonio Ferri e Giancarlo Roversi, 2 ed., Bologna, Alfa, 1984, pp. 153-154; Roberto Greci, Bologna nel Duecento, in Storia di Bologna, a cura di Ovidio Capitani, 2, Bologna, Bononia University Press, 2007, pp.545-546.

6  Cfr. Cherubino Ghirardacci, Della Historia di Bologna, I, Bologna, 1596, p.562.  Sull'incendio, lo storico così racconta:  "L'anno seguente (1313) ...in Bologna abbruciò il palazzo, dov'era l'archivio della città, che fu di grandissimo danno et cagione che si perdessero infinite scritture autentiche et molte degne memorie...: et quanti libri sono nel detto archivio, che toccati dal detto fuoco et allora bagnati dall’acqua per liberarli da tanto incendio, si sono trasmutati quasi in duro legno et di maniera ammassati, che non si possono aprire né leggere; et quanti altri dall'antichità sono consumati e corrosi!".

7 L.Scarabelli, Relazione dell’importanza cit., pp. 1-2.

Ultimo aggiornamento: martedì 04 gennaio 2011