Archivio Eca e Opere Pie annesse di Bologna

Gli Archivi delle Opere Pie nell'Archivio storico dell'Eca

Archivio Eca e Opere Pie annesse di Bologna
La documentazione prodotta dalle opere pie di Bologna, attualmente conservata nell'Archivio storico del Comune, all'interno del fondo dell'ECA, rivela, alla luce delle vicende istituzionali che l'hanno attraversata, i profondi cambiamenti nella gestione dell'assistenza. Infatti l'attività delle varie opere pie, sviluppatasi attraverso, almeno, tre secoli di storia sociale (dal Cinquecento all'Ottocento), nacque in differenti maniere, nella maggioranza dei casi per iniziativa di grandi famiglie che misero a disposizione dei bisognosi i propri fondi patrimoniali, talvolta anche donando direttamente ad altri le proprie sostanze o facendole confluire in opere pie già esistenti.
Sul finire del quindicesimo secolo, sull'onda dell'ideale della "caritas cristiana", si andò creando una rete capillare di beneficenza che assunse, nel tempo, forme importanti, spinta soprattutto dalla benevolenza delle singole famiglie, che si mantenne pressocchè inalterata fino al diciannovesimo secolo.
Questi lasciti privati che si andarono creando per tutta l'età moderna, inizialmente gestiti a livello familiare o da istituti religiosi, subirono una prima ufficiale regolamentazione di tipo pubblico, come già accennato sopra, da parte della Congregazione di carità, istituita a livello locale, in tutte le città capoluogo di dipartimento, a partire dal 1807; quest'ultima a  Bologna entrò nel pieno dei propri poteri il 1° marzo 1808, assumendo la gestione dei lasciti a favore di orfanotrofi, ospedali, luoghi pii.
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Essa assumeva la rappresentanza dei doveri del Comune in relazione alle fondazioni benefiche, amministrando i loro beni ed erogandoli secondo le disposizioni dei benefattori e i bisogni reali dei poveri. L'attività della prima Congregazione di carità si concluse nel 1814 ma, la crisi istituzionale che ne derivò, non fece altro che portare nuovamente al centro del dibattito la questione della gestione dell'assistenza pubblica; fu così che con la legge Rattazzi del 1854 ed il decreto Cipriani del 1859, si volle ripristinare l'operato della Congregazione di carità, in un momento di grande fermento politico-istituzionale che avrebbe visto, di lì a poco, nel 1861 la nascita del Regno d'Italia.  Per la legge generale sulle opere pie del 3 agosto 1862 e il decreto del 28 agosto 1864, i lasciti, le opere pie e le fondazioni di Bologna, sulla scia delle vicende istituzionali che hanno attraversato la storia dell'assistenza in tutto il territorio nazionale, confluirono nuovamente nell'amministrazione della Congregazione di carità.
Lo statuto della Congregazione di carità di Bologna, approvato con regio decreto del 31 agosto 1873,  prescrisse che a questa fossero devoluti i beni destinati a beneficenza e non lasciati ad altra amministrazione, quelli designati ad usi pii da persona che non voglia tenere l'incarico e quelli di cui si ignori la destinazione. In particolare si distinsero i poveri da sussidiare in sette categorie: orfani e figli abbandonati; operai o contadini con prole numerosa alla quale non siano in grado di assicurare il dovuto sostentamento; vedove con figli in condizioni disagiate; donne con mariti o genitori in prigione; ciechi, storpi, invalidi privi di assistenza; persone in stato di difficoltà per calamità pubbliche e private; chiunque si trovi in stato di miseria.
All'atto della sua creazione, nel 1864, la Congregazione di carità assunse subito il controllo di alcune aziende: Eredità Opizzoni, Cumulo della misericordia, Patrimonio ex gesuitico, Opera di carità, Eredità Mignani, Opera agonizzanti, Eredità Balduzzi.
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Le altre opere pie vi confluirono con concentrazioni successive: con regio decreto 11 agosto 1870 Eredità Ragazzoni-Pezzi; Eredità Sgabazzi; Eredità Veronesi; Legato Sarti; Legato Savorgnan; Legato Bonetti; con regio decreto 11 ottobre 1890 Fondazione Poeti; Eredità Gotti; Stato Calori; con regio decreto 19 maggio 1898 Eredità Anarti; Commissionaria Duglioli; con regio decreto 2 marzo 1899 Eredità Setti; con regio decreto 24 novembre 1903 Eredità Cacciari1. Queste opere pie confluirono nel 1937, all'atto dello scioglimento della congregazione, fisicamente e in gestione, nell'Ente comunale di assistenza fino al 1977 quando poi, dopo un periodo di gestione regionale, furono nuovamente affidate al demanio.
Queste opere pie, dopo essere state affidate in deposito all'Archivio di Stato di Bologna dal 1984 al 1997, quando sicuramente ci fu l'occasione di  compilare anche i primissimi elenchi di consistenza, furono trasferite, dopo la revoca del deposito del Comune, all'interno della nuova sede dell'Archivio storico comunale, in via Tartini, che ospita oltre a questi, altri fondi di particolare importanza, come quelli del Comune dal periodo napoleonico al 1958 e dell'archivio delle Scuole pie di Bologna risalente al 1500.
Sicuramente, in ambito comunale, il fondo delle opere pie dell'archivio dell'ECA rappresenta uno dei più antichi patrimoni conservati, con carte che risalgono alla metà del Trecento.
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La documentazione conservata, testimonia soprattutto l'attività amministrativo-patrimoniale delle fondazioni stesse, oltre all'entità delle loro sostanze ed è costituita principalmente da instrumenti riguardanti passaggi di proprietà su beni mobili ed immobili, compravendite, locazioni, transazioni di terreni, processi oltre a libretti contabili, mastri, giornali, filze di cassa, tutto volto ad attestare la mole delle relazioni e delle attività delle famiglie.
Una parte cospicua di queste carte è quella riguardante il "Patrimonio ex gesuitico", opera pia istituita per decreto del 14 luglio 1773 dall'arcivescovo di Bologna, cardinale Vincenzo Malvezzi, esecutore nella diocesi del breve "Dominus ac Redemptor noster" di papa Clemente XIV il quale dispose la soppressione della Compagnia di Gesù che aveva operato in città per oltre due secoli stabilendo contatti proficui con tutti i ceti sociali grazie all'attività pastorale, ai suoi collegi d'educazione, alle scuole pubbliche di santa Lucia, alle numerose congregazioni rivolte ad artigiani, studenti, nobili, ecc. Tra i frutti di questi rapporti si possono segnalare le numerose donazioni fatte dagli esponenti della ricca borghesia e della nobiltà bolognese ai Gesuiti che consentirono a questi ultimi di creare un cospicuo patrimonio2.
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Malvezzi si operò, quindi, dopo la soppressione, per mettere al sicuro soprattutto gli archivi e le carte sacre, creando con i beni mobili ed immobili un'azienda denominata appunto "Patrimonio ex gesuitico" e assegnando le loro rendite ad alcune opere pie di Bologna. La proprietà del Patrimonio rimase in mano all'arcivescovo, mentre il Collegio e la chiesa di Santa Lucia, il Collegio dei nobili di San Francesco Saverio e il Collegio San Luigi furono assegnati ai Barnabiti. Tra il 1865 e il 1866 il materiale archivistico confluì, come per le restanti opere pie, nell'amministrazione della Congregazione di carità fino al 1937 e poi all'Ente comunale di assistenza fino al 1977.
La documentazione del "Patrimonio ex gesuitico" è costituita soprattutto da registri contabili, giornali amministrativi e mastri che rivelano, da una parte, la puntuale organizzazione nell'ambito dell'insegnamento svolto dai vari collegi gesuitici, dall'altra, la fiducia che privati cittadini riponevano nell'operato sociale dei Gesuiti affidando loro, attraverso lasciti testamentari, beni personali ad uso collettivo.
Eventuali precisazioni istituzionali e archivistiche riguardo alle vicende dei singoli archivi si possono trovare nelle schede a questi destinate.

Criteri di inventariazione

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L'oggetto dell'inventario è costituito dall'insieme degli archivi delle opere pie confluite nella Congregazione di carità, poi Ente comunale di assistenza, conservati nell'Archivio storico comunale di Bologna.
L'intero fondo dell'ECA è costituito, nel complesso, da 3031 unità di condizionamento, divise in due parti:
la prima, indicata con numero progressivo di corda da 1 a 699, riguarda la documentazione delle opere pie prima della loro confluenza nell'amministrazione della  Congregazione di carità; la seconda, numerata da 700 a 3031, comprende la documentazione appartenente alla Congregazione di carità poi Ente comunale di assistenza e alle varie opere pie ivi confluite.
La presente inventariazione, che ha riguardato le unità di condizionamento comprese tra 31 e 699, è stata attuata basandosi sui risultati di un precedente inventario sintetico, riportante numero di corda, titolo ed estremi cronologici delle unità, redatto nel 1984 dalla Soprintendenza archivistica di Bologna, in occasione del deposito dell'archivio dell'ECA presso l'Archivio di Stato di Bologna.
Il lavoro è stato svolto utilizzando il programma SESAMO, versione 4.0, realizzato da Archidata, progettato e distribuito dalla Regione Lombardia nel 2003.
SESAMO è un data base utilizzato normalmente per la produzione di inventari di archivi storici e realizzato secondo gli standard internazionali ISAD (G)3 e ISAAR, conformemente al sistema informativo unificato per le Sopraintendenze Archivistiche (SIUSA).
La schermata iniziale di SESAMO è caratterizzata da un pannello laterale sinistro attraverso cui accedere ai campi da riempire: soggetto produttore, soggetto conservatore, complesso archivistico, unità.
Ogni singola unità di condizionamento del presente inventario, è identificabile tramite numero di corda, titolo, contenuto, consistenza, estremi cronologici, note e legami con il fondo e la serie di appartenenza.
Il livello di descrizione è sintetico per registri, filze e fogli; risulta, invece, più analitico per buste contenenti instrumenti di diversa natura e perciò non passibili di sinteticità, vacchette di particolare importanza e mazzi contenenti materiale eterogeneo. Nelle buste in cui molti titoli di fascicoli erano riportati in latino, si è scelto di unificare la descrizione, utilizzandone la traduzione italiana senza l'ausilio delle virgolette.
Le singole unità di condizionamento sono collegate attraverso un numero all'indice generale dei nomi e sono state create utilizzando il programma stesso; la presente introduzione, il sommario, la bibliografia e l'indice dell'introduzione sono invece frutto dell'utilizzo del programma di scrittura WORD.
SESAMO, in sede di stampa, ha però evidenziato alcuni problemi, in particolare riguardo ai riferimenti allo stato di conservazione dei documenti, alla tipologia documentaria, alle segnature antiche e agli estremi cronologici dei soggetti produttori; ciò è stato risolto inserendo eventualmente le informazioni nel campo delle note o in quello del contenuto.

1 Per le vicende sulle Opere pie dell'ECA si confronti particolarmente lo Statuto organico della Congregazione di carità in Archivio Storico Comunale di Bologna, (=ASCBO), Ente Comunale di Assistenza, (=ECA), busta 13, fascicolo II. Vedasi anche le Opere pie amministrate dall'Ente Comunale di Assistenza di Bologna in ASCBO, ECA, busta 30, fascicolo 4. Per la storia della gestione amministrativa delle Opere pie da parte della Congregazione di carità si confronti la Relazione sulle proposte di concentramento, raggruppamento e autonomia delle Opere pie comunali in ASCBO, ECA, busta 2148, pp. 3-37. 

2 Per le vicende della soppressione della Compagnia di Gesù e della distribuzione del Patrimonio ex gesuitico: BRIZZI G. P., Inventario del fondo gesuitico nell'archivio dell'Ente Comunale di Assistenza, "Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna", N. S., vol. XX (1985),  pp. 343-408.

3 Per il testo degli standard internazionali confronta la traduzione italiana a cura di VITALI S., Rassegna degli Archivi di Stato, LV, 2-3, 1995, pp. 392-413 e la seconda edizione del 2000 curata da VITALI S., e SAVOJA M., sul sito internet: www.anai.org e www.archivi.beniculturali.it/DivisioneV.

Ultimo aggiornamento: lunedì 10 gennaio 2011