“Sheroes”, il reportage fotografico di Federico Borella nella Manica Lunga di Palazzo d'Accursio

Cosa ci identifica più di ogni altra cosa? Il nostro viso. Ed è proprio quello che l'aggressore tenta di cancellare nel momento in cui attacca una donna con l'acido solforico, un'arma spesso di facile reperibilità, un’arma invisibile e silenziosa in grado di cancellare per sempre ogni caratteristica somatica di quel viso che però non è in grado di cancellare lo spirito delle donne incontrate dal fotoreporter Federico Borella ad Agra, in India.

E quei volti e quelle donne saranno esposti fino al 15 marzo nella Manica Lunga di Palazzo d’Accursio. "Sheroes" è il titolo scelto per l'esposizione che nasce dalla crasi delle parole she e heroes, e che vuole testimoniare l’eroica ricostruzione di un’identità perduta. E gli Sheroes Hangout Café, il primo aperto proprio nella città di Agra sono dei bar nati per volere della Ong Stop Acid Attacks, con lo scopo di trovare, proteggere e reinserire nella società e nel mondo del lavoro le vittime di attacchi con l’acido.

"Io penso che esistano molti modi per parlare di violenza - afferma l'assessore Susanna Zaccaria - ma credo che quello migliore sia guardando a come si può uscire dalla violenza, a quello che viene dopo. I sorrisi di queste donne che Federico è riuscito con così tanta sensibilità a ritrarre ne sono l'esempio più bello". Ciò che trapela da questi scatti non è però un senso di vergogna o di disperazione, al contrario, il messaggio che arriva forte e chiaro è un messaggio di speranza e di forza. Non a caso, le ragazze non si nascondono di fronte alla macchina fotografica, né tantomeno di fronte alle persone con cui interagiscono ogni giorno.

Il reportage di Federico Borella inizia nel 2015, quando decide di partire alla volta di Agra insieme al giornalista e compagno di viaggio Saverio Migliari per conoscere di persona queste eroine. "Pensando a questo lavoro", racconta, "la mia preoccupazione era quella di non essere all’altezza di gestire una situazione del genere, inoltre temevo di avere difficoltà di comunicazione a causa della barriera linguistica. Quando sono arrivato, la bellissima scoperta è stata che queste ragazze sono state incredibilmente disponibili e disposte a raccontare la loro vicenda, proprio perché sono consapevoli che così facendo possono aiutare altre persone".

Gli attacchi con l’acido sono un fenomeno molto diffuso in tutta l’India, ma non solo, come ci testimoniano i tanti fatti di cronaca. Una pratica disumana attraverso la quale si risolvono gelosie, controversie legate a dispute familiari e in cui i dati dei casi che emergono nascondono purtroppo realtà ancora più preoccupanti, perché spesso le vittime restano nell’ombra, non avendo il coraggio o il supporto necessario per denunciare i propri aggressori.

A questo proposito Valeria D'onofrio, vice presidente della Casa delle donne, commenta che "il problema della violenza sulle donne è un problema essenzialmente culturale ma non di una cultura specifica legata ad un Paese in particolare, perché, come dimostrano i dati queste violenze sono trasversali e i casi di violenza sulle donne ad esempio in Emilia Romagna sono in linea con quelli dell'Italia e del resto del mondo" e, aggiunge Elena Jolanda Ceria, vice questore aggiunto della Polizia di Stato "spero che ci siano sempre più denunce, specificando che a Bologna esiste una rete sociale a supporto delle donne che subiscono violenza che funziona".

La mostra sarà visitabile fino al 15 marzo negli orari di apertura di Palazzo d'Accursio.