Museo Civico Archeologico

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Nel 1895, l’illustre geologo Giovanni Capellini donò al Comune di Bologna la sua collezione di materiale preistorico.
Si trattava di oltre 7000 oggetti conservati, fino ad allora, presso l’Istituto di Geologia di cui Capellini era il direttore. La sua raccolta di materiali preistorici era composta da un nucleo di oggetti provenienti dall’Antico Museo di Storia Naturale, costituito dalle collezioni dell’Aldrovandi e dei suoi successori, e da quanto il Capellini aveva raccolto nei suoi viaggi e nei congressi a cui partecipò. Il materiale della collezione Capellini e alcune raccolte minori pervenute in precedenza al Museo Archeologico di Bologna vennero riorganizzate dall’allora direttore, Edoardo Brizio, in questa sala. Ne derivò un’articolata documentazione pre-protostorica delle principali regioni italiane ed europee con più limitate testimonianze relative ad Asia, Africa ed America. I materiali furono fissati a tavolette di cartone con intestazione topografica e indicazione del donatore. La realizzazione della Sala rispondeva così perfettamente ai criteri di studio diffusi nella seconda metà dell’800, i quali si basavano sul metodo comparativo.
L’esposizione attuale non è stata sostanzialmente modificata per una precisa volontà di conservare un significativo esempio della museografia ottocentesca. In questa ottica infatti il museo, in quanto strumento di studio, doveva offrire la possibilità di operare confronti tra le diverse culture primitive, attraverso l’osservazione di materiali sia di popoli scomparsi sia di popoli attualmente viventi, principio questo che determinò la nascita delle sezioni etnografiche in numerosi musei archeologici del XIX secolo.

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